Lapidario il titolo di MicroMega, “La CGIL va a baciare la pantofola di Bergoglio?”. Segno di una laicità perduta? Quel che è certo che il 19 dicembre il papa riceverà in udienza il segretario generale della Cgil accompagnato da una delegazione di 5.000 sindacalisti.
Noi avremmo preferito che il segretario del più grande sindacato italiano avesse portato invece con se un simbolo sofferto del lavoro perduto: un asino, con un nome a caso Balthazar. Si come l’indimenticabile film di Robert Bresson.
Ricordiamo che la vita fu subito dura per Balthazar, passò da un padrone all’altro senza l’ombra di una ricompensa e nemmeno di un minimo rispetto. Lavorò persino in un circo in cui risolse operazioni matematiche e successivamente girò la ruota di un pozzo agli ordini di un imprenditore che aveva come unico amore il denaro. Stanco e vecchio, venne rubato durante la notte da Gèrard che lo volle usare per il trasporto di merci di contrabbando, e infine fu preso a bastonate per l’ultima volta fino a che stanco e stremato si lasciò andare a terra in mezzo a un gregge di pecore.
Se il presepe di piazza San Pietro avesse avuto bisogno di un simbolo della sofferenza che nasce dal lavoro, questa sarebbe stata la risposta giusta.
Maurizio Landini avrebbe potuto di rivolgendosi a Papa Francesco usare queste semplici parole: “ha lavorato abbastanza. E’ vecchio, è tutto quel che ho.”