di Andrea Monda
Hubert Kampa dipinge icone mariane nel suo studio a Breslavia, in Polonia. Le tavole di legno su cui realizza le sue opere sono ricavate da casse di munizioni e armi provenienti da Mariupol, “Città di Maria”. Per 12 anni ha lavorato in Ucraina e le prime casse le aveva prese lui stesso, altre gliele porteranno a breve. Una scelta simbolica, ma anche un’iniziativa che ha un risvolto molto concreto, nel segno della solidarietà. Il ricavato della vendita delle icone serve infatti a sostenere la popolazione ucraina e i polacchi rimasti nel Paese invaso dalle truppe russe. Presto Kampa allestirà una mostra e ha invitato altri artisti a partecipare al progetto.
La fisica ci insegna che nella realtà nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma. È questo anche il segreto di quello che noi umani chiamiamo letteratura: ogni racconto ha a che fare con una metamorfosi, una trasformazione. I personaggi cambiano davanti ai nostri occhi, Achille da furioso diventa pietoso, il brutto anatroccolo diventa uno splendido cigno, Renzo non sarà più il giovane baldanzoso animato dalla «lieta furia dei vent’anni» ma avrà acquistato un po’ di senno e così via passando per Ovidio e Kafka… ma soprattutto la vera metamorfosi è quella del lettore, che si troverà diverso da quello che era prima della lettura. È il peso ma anche il senso dell’esperienza, l’essere trasformati. I cristiani chiamano questa metamorfosi con un altro nome: conversione (in greco appunto metanoia).
Oggi anche un semplice quotidiano come il nostro, che non è un’opera letteraria, vuole però raccontare una storia che, in quanto storia umana, parla di trasformazione. La fotografia di questa prima pagina evidenzia già il cuore della storia: le tavole delle casse di legno contenenti le munizioni che arrivano da Mariupol trasformate in tavole su cui dipingere le icone con il volto di Maria. Da Mariupol a Maria, dalle armi alle “arms”, le braccia di Maria che con il suo manto copre, protegge, accoglie.
Oggi a guardare le scene che arrivano da Mariupol e da altri luoghi insanguinati dell’Ucraina, viene da pensare: tutto è finito, tutto è distrutto, non c’è via di uscita, non c’è speranza. Questa storia, del signor Hubert Kampa che dipinge icone mariane sul legno della guerra, sembra dirci il contrario, che la speranza c’è. Perché nulla si distrugge, tutto si trasforma. E nessun uomo è perduto, perché la conversione è sempre possibile.
Osservatore Romano 7 maggio 2022