di Antonio Damiani
Come ogni anno a fine estate e con i primi temporali si comincia a parlare di Finanziaria. Quest’anno la discussione sembra particolarmente complicata, fra congiuntura economica non brillante, rapporti europei tesi e mirabolanti promesse elettorali.
Insomma il piatto piange.
E si ricomincia a parlare di sterilizzazione dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione, come se non bastasse il pesante e strutturale taglieggiamento dello scorso anno.
E si parla di neutralizzazione dei contratti e di risparmi sulla sanità.
Fra le altre geniali iniziative si ricomincia a parlare di privatizzazioni e dismissioni. Ovviamente solo per fare cassa, senza uno straccio di politica industriale nazionale, alla faccia del sovranismo.
Tutte cose già fatte per carità, anche da governi con tonalità diverse dall’attuale grigio fumo.
Fra le dismissioni da effettuare un posto in prima fila lo merita il settore creditizio. Si sa, le banche servono a prelevare soldi, guai a considerale al centro di ogni serio tentativo di programmazione, di guida dei vari processi di transizione, di lotta alle diseguaglianze.
Meglio quindi un settore interamente in mano ai privati, con CdA che devono rispondere solo agli azionisti, senza dover perdere tempo con compatibilità ambientali e sociali, con mediazioni territoriali, con progetti utili alla collettività. In altre parole con la democrazia.
Non sarebbe il caso che, anche su questo, la sinistra (do you remember?) qualcosa la dicesse?
A proposito dell’immagine di copertina.
Trova la differenza: qual è la banca che negli anni settanta non emise mai alcun biglietto di carta delle famose 100 lire?
Risposta: il Monte dei Paschi di Siena!!!!