Nella settimana segnata dall’anticiclone San Gennaro che ha incendiato il dibattito politico mediatico del Paese facciamo ancora fatica a capire di trovarci sulla soglia o meglio sul precipizio di un cambio di era.
Naturalmente, non ci riferiamo all’ipotesi che si affacciò fin dal 2009 di un passaggio dall’Olocene all’Antropocene ma a quello simile al primo pensiero originale firmato Stanley Kubrick : allorquando in una sola scena ci ha fatto vedere da dove veniamo, chi siamo diventati e soprattutto come lo siamo diventati….e l’osso-arma che vola nel cielo-spazio.
L’inno alla guerra cantato da Federico Rampini nelle pagine del corriere di ieri ce ne danno una plastica dimostrazione.
I soli undici minuti che misurano la distanza dell’Italia dall’apocalisse sono il ritornello di un nuovo pensiero unico che inizierà a prendere forma nei prossimi giorni nel Rapporto sulla competitività europea preparato dall’ex presidente del Consiglio italiano e della Banca centrale europea Mario Draghi redatto su incarico della Commissione Ue di Ursula von der Leyen.
Dopo essere stato discusso a porte chiuse con gli ambasciatori dei Paesi del blocco e i capigruppo del Parlamento europeo.
“Mobilitazione” è la parola d’ordine. “Economia di guerra” un concetto caro a Rosa Luxemburg sono le parole chiave per aprire l’ultima porta della storia.
Tutto questo poche settimane dopo la nascita della prima strategia europea per la Difesa in cui Bruxelles punta 1,5 miliardi di euro per avviare un processo che dovrebbe, in prospettiva, entro il 2030 portare i Paesi a destinare il 50% dei fondi per le forniture a strumenti militari europei, il 40% dei programmi a iniziative comuni, il 35% del commercio di armi a piani inter-comunitari.
Per questo osserviamo sgomenti l’oscena asimmetria della bilancia dell’informazione ove il peso preponderante delle squallide vicende di questi governanti stanno oscurando i cambiamenti radicali alle porte.
Stupisce semmai, che il tuttologo in bretelle evochi, nel corso dell’articolo, un’inedita coppia di italiani illustri: Enrico Mattei e Adriano Olivetti quali fari di un neo illuminismo di cui il nostro Paese risulterebbe irrimediabilmente orfano.
A nostro modesto parere i due non possiedono ad esempio il comune denominatore della sostenibilità in quanto opposta risulta essere la loro lettura del capitalismo: l’una visionaria e quantitativa e l’altra rinchiusa dentro un recinto meramente quantitativo.
Il think tank è di nuovo in movimento tanto è vero che come afferma il ministro della difesa Crosetto l’Europa deve ancora decidere se escludere le spese della Difesa dal Patto di Stabilità. Anche perché alla Nato non basterà il 2%, si andrà al 2,5-3%.
La dottrina era quella concordata la scorsa primavera a Ramstein che porterà l’Italia ad aumentare le proprie spese militari fino al 2% del Pil entro il 2028 (attualmente è all’1,54%).
Solo il quotidiano di vescovi italiani “AVVENIRE” ha pubblicato in questi giorni una ricerca che documenta una crescita “passiva” in questi due anni e mezzo di Sxparo, (l’indice delle azioni europee dei settori difesa e aerospazio Sxparo,) che è quasi raddoppiato, passando da 856 a 1565.
Ma la cosa veramente sorprendente è che secondo la piattaforma di analisi finanziaria Morningstar Direct per conto del Financial Times, i principali fondi Esg attivi in Europa e Regno Unito(che includono un’analisi extra finanziaria che prende in considerazione i fattori ambientali, sociali e di governance) avevano prima dello scoppio della guerra in Ucraina un’esposizione di 3,2 miliardi di euro verso il settore della difesa. Oggi, a due anni e mezzo di distanza, gli investimenti dei fondi Esg su aziende che producono armi sono più che raddoppiati, a 7,7 miliardi di euro.
Ovviamente ci sono dei limiti: questi fondi non investono su aziende che producono armi “controverse”, come le bombe a grappolo o le mine, e valutano a quali governi le vendono.
Eppure l’8 agosto 2024 sono state pubblicate le Istruzioni mine antipersona in Gazzetta Ufficiale.
Si noti che la legge che detta le Istruzioni a Banca d’Italia, COVIP, IVASS e MEF per l’esercizio di controlli rafforzati sull’operato degli intermediari abilitati per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo, è relativa ad una legge la n.220 del 9 dicembre 2021.
In pratica ci sono voluti quasi tre anni per dettare le norme operative, dopo innumerevoli rimpalli tra commissioni interministeriali ed autority.
Ma si sa la guerra ha le sue esigenze!
Il triste risultato è che nessun organo d’informazione ne ha dato notizia alcuna.
Vale solo la pena citare che una delle osservazioni del lungo processo di consultazione (conclusosi già un anno fa) si poneva il problema dei confini di applicazione della Legge e la sottoscrizione del debito pubblico degli Stati (es. USA, Cina, India, Israele) che non hanno firmato le convenzioni internazionali (ONU) che sono a base della Legge stessa.
Naturalmente la precisazione è stata rispedita ai mittenti chiarendo che il divieto di finanziamento ha ad oggetto le sole società che svolgono le attività vietate, come indicate nella Legge e non anche i Governi nazionali.