C’è chi il jazz lo pratica e chi lo suona, c’è chi lo predica o tenta di insegnarlo, spiegarlo e c’è chi lo fa vivere. La linea tra questi due mondi è stata tracciata da quelli del Bebop : Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Charlie Mingus, Thelonius Monk, Eric Dolphy ecc. Una linea che passava sulle loro esistenze, quando fecero delle loro scelte di vita l’essenza stessa della loro musica.
Parker rifiutò contratti milionari in Europa per continuare a suonare il suo Jazz negli States, perchè solo in quel mondo di contraddizioni e tensioni razziali la sua musica poteva crescere e vivere, altri andarono in Africa ad ascoltare le radici della loro esistenza per ritrovarle nel loro jazz.
Il loro centro del mondo continuava ad essere Congo Square, la piazzetta di New Orleans dove i primi schiavi avevano il permesso alla domenica di riunursi per suonare i loro tamburi e cantare le loro canzoni.
Il luogo dove tutto è nato, dove musica e vita coincisero. C’è una sequenza del film Bird (regia Clint Eastwood) dove Parker, che allora viveva a New York, arruola nella sua Band il trombettista Red Rodney – Bianco e per giunta anche Ebreo – due qualità “perfette” – per suonare e cantare Blues in una tournée nel Sud degli Stati Uniti.
Una sequenza emblematica per vedere come coincidono musica e scelte di vita. “Vuoi fare Jazz? Benvenuto a casa negro” così si rivolge Parker al giovane trombettista che vuol fare Jazz. Ebbene si … “tutti quanti voglion fare il jazz” ma quanti sarebbero disposti a “viverlo” .
Quella linea di Confine tracciata dal Bebop la possiamo ogni tanto vedere riaffiorare in qualche produzione musicale di oggi.. È il caso di “jesceallàh” dei Napoli Centrale guidati da James Senese.
Non a caso anche Senese è un seguace di Parker. Senese ha fatto di Napoli la sua Congo Square e delle sue scelte di vita la sua musica. La miscela di elementi mediterranei, sonorità che spaziano dal Bebop ai Weather Report, dialetti, ritmi scomposti e ostinati, funziona solo perchè ad emergere è la dimensione “vitale” di quella musica, solo perchè ogni nota è vissuta in prima persona prima ancora di essere pensata e suonata.
Quello di Jesceallah è un jazz vero, autentico, un jazz che si nutre dei suoni della sua terra senza compromessi.
Bella testimonianza su un fenomeno musicale che nel tempo è diventato scuola: la scuola partenopea, che ha prodotto nomi come James Senese, Pino Daniele, Tony Esposito, e tanti altri.
Scuola di musica, ma anche scuola di vita, quando la musica nasce dalla vita quotidiana e si alimenta con le esperienze umane delle persone che gioiscono, soffrono, amano!
Sono sicuro che Pino dal suo palco speciale ha letto ed è comparso sul suo viso quel sorriso un po’ sornione e un po’ amaro.