Mimmo Moccia*
Chi avesse letto, ieri, l’intera pagina che il Sole 24 Ore, ha dedicato al settore bancario si porrebbe correttamente una domanda: ma il Sindacato?
Competizione portata a livelli intollerabili, pressioni alle vendite che costringono lavoratrici e lavoratori a stressanti ritmi che vanno ben al di là del lecito, del consentito, del normato; una Commissione Nazionale sulle pressioni commerciali paritetica che ad oltre due anni dal suo insediamento non ha prodotto né dati, né le indagini previste; lavoratori esodati per favorire i processi di aggregazione e riorganizzazione degli istituti di credito che si auto organizzano attraverso social network per difendere i loro diritti, questo è il quadro che descrive in modo documentato e dettagliato il quotidiano confindustriale.
Scrisse anni fa Tiziano Treu : ” i rapporti di potere sono cambiati dappertutto a sfavore del Sindacato… la scommessa del contenimento dell’inflazione è stata vinta, ma quella per il miglioramento economico e dei diritti dei lavoratori è stata persa”. Oggi, sulla base di quanto pubblicato dal Sole più che di una battaglia persa occorrerebbe parlare di un’autentica Waterloo sindacale.
Ci vorrebbe un generale Cambronne che pronunciasse : “ La garde meurt mais ne se rend pas “ e ordinasse di ricostituire il quadrato, ma questa è pura utopia.
Un decennio di pace sociale nel settore fondato su uno scambio ineguale, su una subalternità ideologica, politica e contrattuale, sulla concentrazione della rappresentanza nelle segreterie di coordinamento, sulla gerarchizzazione, sull’abbandono delle RSA, sulla depauperizzazione dei territori, sulla democrazia trasformata in vaudeville, difatti pensare ad assemblee di base deliberative fa solo sorridere, ha portato ad uno strapotere delle organizzazioni sindacali autonome, ad una distanza siderale dalla domanda di tutela che viene dai luoghi di lavoro e quanto effettivamente viene realizzato nelle trattative.
Il radicale spostamento di poteri realizzato nel sistema creditizio a favore delle aziende viene misurato quotidianamente in termini di stress, di sfruttamento, di precarietà, di organizzazione deficitaria che costringe lavoratori e lavoratrici a rincorrere quotidianamente utenti e clientela per garantire loro prestazioni e servizi che abbiano i requisiti di efficienza ed efficacia.
Dovrebbero risuonare nelle stanze sindacali parole come più diritti, più tutele, più protezione sociale, più salario, più democrazia, mentre in realtà viene salmodiato un unico mantra, non disturbare il manovratore.
E’ di grande valore emblematico in questa fase la vicenda degli esodati che sono costretti a prendere atto di un sopruso fiscale e ad auto organizzarsi per ottenere il rispetto di accordi sottoscritti da ABI, Sindacati, INPS e sanciti, a suo tempo, dal Ministero del Lavoro.
Dinanzi alla lettura del Sole 24 ore l’altra domanda che si porrebbe un lettore avvertito e consapevole “ e la CGIL del settore “ ? La risposta è sotto gli occhi di ogni bancario: certifica quotidianamente la propria marginalità, l’inadeguatezza del gruppo dirigente, l’assenza di elaborazione, proposta e iniziativa.
Ripensando a Cambronne, in questo marasma, prima della resa, probabilmente pronuncerebbe la parola che la vulgata gli attribuisce, ma che la storiografia non ha mai accertato: “ …….“.
*in pectore, tradotta letteralmente, significa «nel petto», «nel [segreto del] cuore».
Grazie Mimmo