Lundini o Landini: questo è il dilemma

 

 

di Domenico Moccia

Ieri mattina alle  nove apprendevo che il Segretario Generale della CGIL avrebbe tenuto  una conferenza stampa per “ Rispondere agli attacchi politici ricevuti”.

Non avendo potuto seguire la diretta per motivi personali, alle diciotto ho cercato su Google per avere notizie. Ho cliccato “ conferenza stampa di Landini “ e mi è apparso testualmente : ” Forse cercavi conferenza stampa Lundini “, confesso che il personaggio in questione mi era del tutto ignoto, ma ho appreso da Google trattarsi di un comico. Ho fatto scorrere le pagine successive, ma del confronto di Landini con i giornalisti non c’era traccia.

Abbastanza meravigliato, mi sono concentrato sui telegiornali della sera sia della RAI che della 7, silenzio assoluto, evento mai menzionato, nemmeno solo come titolo.

Stamani ho sfogliato i quotidiani ai quali sono abbonato, Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa ed ho appreso, tra le altre cose, della morte di un’anatra uccisa da dei giovani teppisti e di un cane che ama salire sul tetto e al quale la proprietaria ha appeso al collo un cartello per segnalare  che non era in pericolo.

Sull’ evento conferenza stampa nulla, solo una  tombale coltre di silenzio.

Sono così emerse dal profondo della mia memoria quanto scrisse Antonio Melloni, meglio noto come Fortebraccio, politico, giornalista, sarcastico polemista,  in un suo corsivo sull’Unità :” Si è aperta la porta e non è entrato nessuno, era Cariglia”.

Temo che queste parole   si attaglino perfettamente  a quanto accaduto e indichino con chiarezza solare lo stato di salute della CGIL.

La marginalità, l’evanescenza, lo dimensione confusionale sono  testimoniati da tempo.

Decidere di dare luogo ad una consultazione straordinaria e certificata ( da Chi? ) della durata di due mesi per chiedere l’impegno ( chiedere? ) alla mobilitazione   fino allo sciopero generale; dichiarare la promulgazione di un referendum per l’abolizione del jobs act sapendo che si sarebbe potuto svolgere solo nel 2025 considerato che le firme avrebbero dovuto essere raccolte entro settembre ; chiedere ripetutamente di essere ricevuto dalla presidente Meloni senza ricevere alcuna risposta; fuggire dalle contestazioni degli studenti attendati di Milano; allontanarsi in silenzio e in fretta da giornalisti che pongono domande sono i sintomi oggettivi di una grave crisi di identità e di consenso, oltre che di smarrimento.

Occorrerebbe un nuovo Congresso, non la kermesse alla quale abbiamo assistito pochi mesi fa, l’ elezione di un gruppo dirigente che sia autenticamente tale, ovvero plurale, capace di una dialettica democratica, in grado di elaborare proposte finalizzate al recupero della centralità sociale del lavoro e che ridiano alla classe lavoratrice il primato politico che ha detenuto per decenni quando il capitale non godeva dello status privilegiato di cui gode oggi. 

Sarà possibile? Forse sì, se Landini evocasse dal limbo della sua memoria i contenuti del documento congressuale LA CGIL CHE VOGLIAMO di cui fu agguerrito sostenitore, ma in questo caso l’ottimismo della volontà soccombe inesorabilmente  al pessimismo della ragione. 

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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