È per me particolarmente doloroso parlare di Leslie West, morto tre giorni fa’ a 75 anni per un arresto cardiaco.
Leslie è stato uno dei chitarristi rock che più mi hanno influenzato e che ho più amato.
Nato a New York City nel 1945, si trasferì da bambino con la sua famiglia in un sobborgo nel New Jersey; la passione per il rock e la chitarra lo portò ben presto ad ammirare il gruppo inglese dei Cream (Eric Clapton, Jack Bruce, Ginger Baker) che aveva introdotto un genere fortemente influenzato dal blues, ma largamente re-interpretato dai tre strumentisti straordinari; mentre suonava con la prima band, i Vagrants, conobbe Felix Pappalardi, bassista e produttore dell’ultimo lavoro dei Cream, Disraeli Gears. L’intesa tra Felix e Leslie è immediata, e danno vita alla band Mountain chiamando alle percussioni Norman Smart; l’idea è quella di replicare la formazione dei Cream, ma ben presto le idee di Leslie e Felix prendono una forma diversa, meno “blues oriented” e decisamente più rock.
I Mountain esordiscono nel 1969 al Fillmore East a Manhattan, e subito dopo prendono parte al concerto di Woodstock, riscuotendo un buon successo, ma è solo con l’ingresso del batterista Corky Laing e del tastierista Steve Knight che la formazione decolla e pubblica il primo lp “Climbing” contenente il brano “Mississippi Queen”, brano che resterà il loro successo più importante.
La musica dei Mountain è ruvida, potente, con largo uso di improvvisazione, ma in alcuni brani si trasforma in epiche ballate o nostalgiche canzoni; la voce di Leslie West è rauca e forte, assolutamente conforme al suo aspetto che è più o meno quello di un Grizzly vestito da uomo!
Ecco una versione di Mississippi Queen del 2013, con Leslie ospite di Peter Frampton, già chitarrista degli Eagles; Leslie West appare notevolmente dimagrito e su una sedia a rotelle: infatti nel giugno del 2011 gli venne amputata la gamba destra a causa di una infezione aggravata da problemi diabetici.
Ma sbaglierebbe chi considerasse West come l’ennesimo chitarrista rock tutto volume e “caciara”, eccolo cimentarsi in una ballad firmata da Jack Bruce, che rivisita l’epopea dei pionieri del Far West
Qui si possono apprezzare le doti migliori del musicista: la scelta accurata di ciascuna nota suonata, la perfetta intonazione, l’intenzione con cui caratterizza i soli, la timbrica satura, ma non invadente, la padronanza assoluta dello strumento.
Ma dove, a mio giudizio, Leslie ed i Mountain hanno dato il meglio è nel brano Nantucket Sleighride; prima di ascoltarlo però è opportuno spiegare l’ispirazione che ha dato vita al pezzo:
Nantucket è un’isola nel Nord Atlantico, vicina alla costa americana più o meno all’altezza di Long Island (NYC); è famosa perché in passato è stata la patria dei marinai impiegati sulle baleniere, dire Nantucket era sinonimo lavorazione e commercio delle balene e suoi prodotti derivati. Nantucket sleighride nel linguaggio dei cacciatori di balene, era il fenomeno che si verificava quando, una volta arpionata la balena dal fiocinatore a bordo della scialuppa di caccia, la povera balena partiva a tutta velocità trascinando nella sua corsa la scialuppa con l’equipaggio, finché sfinita si fermava e veniva uccisa e trainata verso la nave baleniera. È appena il caso di ricordare che al largo di Nantucket, affondò l’Andrea Doria, ammiraglia della flotta passeggeri italiana, speronata dalla Stockholm svedese.
Il testo del brano è ispirato alla vicenda, divenuta leggenda, della baleniera Essex: partita da Nantucket per la stagione di caccia, dopo mesi di navigazione e doppiato il Capo di Buona Speranza, si inoltrò nel Pacifico finché trovò un branco di capodogli e, dopo averne arpionati due, venne speronata da un capodoglio enorme e colò a picco; i membri superstiti dell’equipaggio che avevano tremila miglia dalla costa, e finirono per morire quasi tutti dopo settimane terribili in cui alcuni di loro furono sbranati dai compagni di sventura. La storia della Essex fornì l’ispirazione anche a Melville, vissuto per anni a Nantucket, per la stesura del suo Moby Dick.
Nantucket Sleighride è un lungo brano, quasi una suite, con momenti languidi cantati e improvvisi riff strumentali incisivi; come nella maggior parte dei brani dei Mountain, anche qui la parte strumentale ha un’importanza primaria e la chitarra di Leslie graffia, morde, accarezza, con il suo caratteristico timbro scuro, senza brillantezza; Leslie ha usato per quasi tutta la vita una Gibson Les Paul Junior, il modello più economico della serie Les Paul, chiamato anche “Battilardo” a sottolineare scherzosamente la sua semplicità priva di orpelli e finiture eleganti.
Questa è una versione del 2007, quelle originali degli anni ’70 sono inguardabili e inascoltabili perché spesso frutto di riprese “rubate”; ma lo spirito è immutato anche se la chitarra non è la sua solita, ma una Dean fatta apposta per Leslie.
Un’ultima notazione: riosservando l’esibizione di Mountain a Woodstock, ho guardato con occhi nuovi la marea di folla presente in quei prati, ed ho visto centinaia di migliaia di giovani pacifici, contrari alla guerra, amanti della natura, entusiasti di essere presenti a quel grande “happening” di Pace, Amore e Musica. Ho ripensato con quanta supponenza abbiamo criticato quei nostri coetanei, noi che eravamo ideologicamente corretti e convinti di avere la verità in tasca; li abbiamo chiamati Hippies, Fricchettoni, Figli dei fiori.
Certo c’era tanta ingenuità in loro, tante canne e spinelli, nessun disegno politico, ma viene da pensare: “Se la Politica avesse còlto qualche segnale, avesse interpretato nel giusto modo i principi che quei giovani un po’ infantilmente sbandieravano, il nostro mondo sarebbe migliore o peggiore?”
Riposa in pace Leslie, che la terra ti sia lieve.
Buon Anno a Tutti Voi!
Massimo Rossi