di Massimo Rossi
C’era una volta in via dei Pazzi al numero zero (cit. Sergio Endrigo) la sede di una associazione che si chiamava “Prima Noi”.
Era stata fondata da personaggi forse discutibili, ma animati e sorretti da una grande passione: privilegiare ad ogni costo il proprio tornaconto.
Ben presto si associarono persone provenienti da altri paesi: Spagna, Francia, Germania, Stati Uniti, Grecia, ecc… E ciascuno nel proprio paese seminava tra la gente il malcontento al grido “Prima gli Italiani”, “Prima gli Spagnoli”, “America First”, “Innanzitutto i Francesi”, e cosi via a seconda del paese di provenienza.
L’associazione Prima Noi cominciò un po’ in sordina, ma ben presto vi affluirono frotte di cittadini scontenti, delusi, convinti di essere derubati da poteri forti stranieri e da immigrati africani.
Dopo qualche tempo, visto il largo seguito, gli esponenti e fondatori di Prima Noi decisero che era il momento di uscire allo scoperto facendo una grande manifestazione unendo tutte le forze associate.
Ovviamente ci furono discussioni a non finire sulla scelta della località dove manifestare: Piazza della Repubblica a Roma, Place Vendome a Parigi, Plaza Mayor a Madrid, Pontida nei pressi di Bergamo, Pennsylvania Avenue a Washington…
Alla fine fu brillantemente convenuto che il posto più idoneo era il Colosseo, il luogo dove la mano dei poteri forti di Roma Imperiale (e ladrona…) aveva seminato sangue e dolore.
Fu così che un bel giorno Roma fu invasa da milioni di persone che con furiosa allegria urlavano i propri slogan ognuno nella propria lingua, con un effetto cacofonico da far impallidire la mitica Babele.
Ma una volta che tutti furono entrati (a fatica) nel Colosseo, accadde un fatto prevedibile ma inatteso: le varie compagini nazionali si accorsero che i propri ideali, debitamente riportati su striscioni e cartelli, erano in conflitto insanabile con quello che sostenevano gli accoliti di altre nazioni; in breve dallo sgomento si passò alle mani (attitudine alquanto diffusa tra gli associati) ed ebbe inizio un sanguinoso tumulto .
La battaglia durò giorni, fino a che anche l’ultimo dei manifestanti cadde spossato e ferito.
Fu allora che i millenari bastioni dell’anfiteatro Flavio -detto Colosseo-, che avevano resistito alle ingiurie dei secoli, ai saccheggi, alle guerre, non resistettero alla vista di quell’obbrobrio cogliendone tutto il lato ridicolo: i mattoni, le colonne, i muri cominciarono a tremare dalle risa e poco dopo crollarono seppellendo tutti coloro che erano all’interno.
Qualche giorno dopo una mano pietosa scrisse sul selciato ai piedi di quello che era stato il più famoso monumento del mondo “Una risata vi seppelirà”.