In questi giorni si parla molto di come sarà il rientro a scuola, e allora sono andato nella scuola dove insegno. Ho trovato la Dirigente e un gruppo di colleghe intente a misurare con meticolosità ogni spazio, ogni rientranza del perimetro di ogni singola aula. Le aule nel frattempo sono state “liberate” dei banchi che erano stati da poco rinnovati e che ora vengono definiti “vecchi”.Al loro posto sul pavimento una scacchiera colorata di nastro adesivo segna il posto che sarà preso da i banchi “nuovi” che sono come quelli “vecchi” ma ridimensionati singolarmente. Un banco un alunno. Sembra che le dimensioni dei banchi “nuovi” però non siano tanto adatte ad ospitare l’alunno. Già, sembra che l’altezza dei banchi non sia conforme.. ma questo ancora è avvolto dal mistero, perché i banchi “nuovi” in realtà ancora non esistono, devono ancora essere realizzati. E allora le colleghe previdenti tengono i banchi “vecchi” nei corridoi… non si sa mai. E parallelamente un’altra griglia si va formando nella mente del Dirigente. La griglia delle “ipotesi” di orario delle lezioni : equazioni impossibili a tre incognite, tra numero di docenti disponibili, gruppi di alunni da dividere, ore di lezione per materia. Problemi di astrazione matematica degni del premio Nobel. E mentre vedo la scuola trasformarsi, riorganizzarsi, sotto la guida sapiente e silenziosa delle colleghe io inizio ad immaginarla di nuovo con gli alunni, con il loro vociare, i loro sguardi, i loro zaini… la vita che rianima quegli spazi vuoti. E penso a cosa insegneremo loro su quei banchi “nuovi”. Gli parleremo magari di Leonardo, di Michelangelo, di Raffaello, di quando l’Italia era nel Rinascimento, e costruiva cose meravigliose, pensava soluzioni innovative, costruiva vie d’acqua, erigeva Basiliche e Piazze monumentali. Sopra quei banchi studieremo il “genio” italico. E allora mi viene da pensare come quelle menti avrebbero affrontato e risolto il nostro problema. Forse invece di banchi avrebbero pensato strutture in legno ed eco-compatibili da montare facilmente negli spazi esterni, spazi modulari e polifunzionali, scuole “nuove” e non banchi “nuovi”. Loro avrebbero sicuramente pensato in grande, avrebbero colto l’occasione non per “Rinnovare” ma per “Innovare” lo spazio fisico del sapere. Avrebbero colto l’occasione per offrire alle nuove generazioni una vera autentica lezione di progresso. E invece quale lezione stiamo preparando per loro? GLi stiamo dicendo di “adattarsi”… “arrangiarsi”… e che quello che insegniamo e studiamo sui libri non è legato alla realtà delle cose. E a ben guardare insegnamo loro che oggi i Leonardo, i Michelangelo ecc.. non hanno spazio in questo Paese. In questo Paese oggi governa la mediocrità che produce mediocrità. Intanto le colleghe, trasformate in geometri, continuano a misurare ogni spazio, ogni rientranza utile ad ospitare i banchi “nuovi”.
Guglielmo Pernaselci