Qualche giorno fa a scuola una alunna mi ha scritto su un compito : “la musica mi apre la mente”. Questa frase così diretta e semplice mi ha ricordato la storia di Daryl Davis. Daryl è un pianista jazz, una musica che ti spinge a “mischiare”, a vagare tra scale modali, ad arrampicarsi su accordi di quarte, a perdersi dentro una dissonanza, a viaggiare lungo le vie contorte delle improvvisazioni e ritrovarsi improvvisamente in brevi riff all’unisono. In questo continuo divergere da percorsi sicuri Davis si ritrova a suonare di tutto, finanche il Country. E allora?, direte voi, dov’è il problema. Il problema può nascere se sei negli USA in un locale Yankee a suonare il Country e soprattutto se sei un pianista afro-americano ossia “Nero”. Vi ricordate “Blues Brothers”? . In pratica quella sera Davis è l’unico nero in quel locale e non passa di certo inosservato. Ma è proprio in questo incrocio apparentemente sbagliato di eventi che inizia la vera storia di Daryl Davis. E’ li che si ritrova a parlare per ore con un bianco di musica “bianca” e “nera”, di musicisti bianchi come Jerry Lee Lewis e di come abbiano trovato il Rockabilly partendo dal Blues. E così nel posto più sbagliato del mondo due persone “diverse” come due suoni dissonanti, si ritrovano faccia a faccia ad ascoltarsi, a dialogare, e a scoprire che il tizio che hai davanti è un membro del Ku Klux Klan, la setta più razzista degli USA, il tuo più acerrimo nemico. Alla fine della serata i due diventano amici. Da quella sera nella testa di Davis comincia a rimbalzare una semplice domanda:”perchè mi devi odiare se neanche mi conosci?”. Per cercare la risposta inizierà a dialogare proprio con i suoi “nemici” o sarebbe meglio dire “Neo- amici” del KKK. Ne incontrerà tanti e a tutti finirà per ripetere la stessa domanda “perchè mi devi odiare se neanche mi conosci?”. Molti diventeranno suoi amici al punto da lasciare il KKK. Ma l’incontro più assurdo è quello che Daryl avrà con Roger Kelly il capo supremo del KKK nel Maryland. Daryl lo contattò chiedendogli una intervista per il libro che aveva deciso di scrivere e ovviamente omise di dire di essere “nero”. L’incontro avvenne in un Hotel e dopo i primi momenti di tensione i due iniziarono a dialogare. Seguirono altri incontri e i due finirono per diventare amici al punto che Davis fece da padrino alla figlia di Roger. Roger Kelly, il capo supremo del KKK finì per perdere la sua reputazione di super mega razzista e così abbandonò il Klan e regalò la sua Tunica con tutto il cappuccio puntuto al suo caro amico Daryl. Questa e altre storie sono finite nel libro di Daryl Davis: “A Black Man’s Odissey in the Ku Klux Klan” . Non è un caso che questa strana storia sia venuta fuori da un musicista, uno abituato a tenere la mente aperta, a confrontarsi per costruire, uno che per poter fare musica deve prima di tutto saper Ascoltare.
«La gente deve smettere di concentrarsi sui sintomi dell’odio», conclude Davis: «È come mettere un cerotto su un cancro. La malattia va curata fino all’osso, che è l’ignoranza. E la medicina è l’educazione. La conoscenza reciproca tra persone. Se si cura l’ignoranza, non c’è nulla da temere. Se non c’è niente da temere, non c’è niente da odiare. Se non c’è niente da odiare, non c’è niente o nessuno da distruggere».
Guglielmo Pernaselci
Complimenti all’alunna! La storia di Daryl Davis mi ha confermato la mia convinzione di sempre: l’ignoranza partorisce solo mostri.