Il D.Lgs 252/05 aggiornato con l’emanazione del relativo decreto legislativo n. 147 del 13 dicembre 2018 manteneva, come ovvio, al comma 3 dell’articolo 23 il limite temporale di sei mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per l’emanazione da parte della COVIP delle direttive operative, a tutte le forme pensionistiche.
Ciononostante, la successiva consultazione dedicata: “Direttive alle forme pensionistiche complementari in merito alle modifiche e integrazioni recate al Decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252 dal Decreto legislativo 13 dicembre 2018, n. 147, in attuazione della direttiva (UE) 2016/2341” seppur terminata il 13 maggio 2019 ha prodotto dalla COVIP, solo nel dicembre dello stesso anno, una sorta di certificazione di “surplace” di adeguamento normativo da parte del sistema previdenziale nel suo complesso.
La stessa deliberazione del 29 luglio 2020 non scioglie i nodi di questo epocale processo di trasformazione nonostante la pandemia che stiamo vivendo avrebbe potuto suggerire un maggior coraggio nell’indicare la prospettiva di sostenibilità che vive maggiormente nell’alveo comunitario come nel Regolamento (UE) 2019/2088, del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 novembre 2019, relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari e nel Regolamento (UE) 2020/852, del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 18 giugno 2020 inerente all’istituzione di un quadro che favorisca gli investimenti sostenibili.
Le cosiddette “strade “strade di vetro” da noi indicate in passato quale occasione di cambiamento paradigmatico sono rimaste perlopiù un semplice proposito piuttosto che un apertura al futuro,
Non siamo stati ancora capaci di aggiungere una lancetta, quella che manca appunto, al crono programma di transizione climatica.
E’ ancora vivo il ricordo di come il Covid 19 abbia non solo fatto precipitare i mercati finanziari ma soprattutto frantumato i modelli di processi industriali di funzionamento interni.
Gli inediti e straordinari interventi susseguitisi delle banche centrali hanno solo impedito al sistema di collassare restituendo sul piano contingente una sorta di artificiosa neutralità.
Resta tuttavia sullo sfondo un’economia globale che sembra aver perso i punti cardinali dello sviluppo, lasciando sullo sfondo i vari continenti alle prese con propri unilaterali progetti d’intervento ma tutti contemporaneamente lontani dall’aver trovato una nuova sintesi di un nuovo ordine economico che sappia distinguere tra settori declinanti e quelli emergenti.
Va da sé che la finanza come driver di sviluppo e come motore di cambiamento rimane tuttora in un territorio neutro stretto tra le politiche economiche degli Stati e le mire di quell’ampia galassia che Gallino oggi definirebbe Finanzcapitalismo.
La previdenza complementare vive il medesimo equivoco.
Il comma 5-quater dell’art.6 (Regime delle prestazioni e modelli gestionali) del D.Lgs. n:147 recita testualmente che il Documento della Politica degli Investimenti prevede un riesame triennale o in alternativa tempestivo al verificarsi di mutamenti rilevanti del quadro di riferimento economico.
Parimenti la valutazione interna del rischio regolata dall’articolo 5 -nonies ribadisce la medesima scansione temporale con la significativa eccezione di variazioni significative dei profili di rischio
che altrimenti imporrebbero interventi immediati e decisi.
Il risultato è stato che durante la fase acuta della pandemia abbiamo ricevuto quotidianamente fiumi di dati e grafici ma poco e nulla è stato proposto in termini di trasparenza sugli effetti e le conseguenze sul sistema finanziario dei fondi.
Sempre in tema di trasparenza la Covip non ha ancora emanato le indicazioni relative alle informazione da fornire agli aderenti in tema ESG che non siano quelli di dare evidenza [con un asterisco] dei comparti caratterizzati da una politica di investimento che tenga conto dei fattori ambientali, climatici, sociali e di governo societario, in forma di annotazione in calce alla tabella, in merito alla strategia utilizzata al riguardo.
La trasparenza a nostro parere non è semplicemente un metodo ma un obiettivo che si compone di due fasi, una attiva e l’altra passiva nel processo di comunicazione con gli aderenti altrimenti è solo oscura apparenza
La trasparenza, da alcuni auspicata, da molti temuta, è rivoluzionaria.
I burocrati, autentici aristocratici odierni, detengono il loro spesso misero potere, perché conoscono nodi cruciali di percorsi, protocolli, autorizzazioni, ecc.
Mi riallaccio al bell’articolo di Riccardo Luna su Repubblica, in cui irride ai siti web delle pubbliche amministrazioni, in quanto funzionano ad orario (!), come fossero uffici fisici.
Sono tutte facce dello stesso prisma: la burocrazia non è disposta a mollare un centimetro del proprio territorio! Covip ne è l’evidente esemplificazione.