di Mimmo Moccia
Ai vicini che chiedevano ad Arnold e Rosina che speranze potessero nutrire di riavere il proprio mulino dopo che si erano pronunciate nel merito dei loro ricorsi molte corti di giustizia, gli indomiti coniugi rispondevano “ Ci sarà pure un giudice a Berlino “. Lo trovarono, nel re Federico di Prussia. Fu così che a Potsdam venne finalmente fatta giustizia, restituito alla coppia di mugnai il maltolto, ripristinata la legalità.
Immagino che alle lavoratrici ed ai lavoratori del MPS, esternalizzati in FRUENDO, nei nove anni della loro durissima battaglia sindacale, politica, legale spesso siano venute in mente le parole dei mugnai di Potsdam e che in queste trovassero conforto e speranza.
La Corte di Cassazione , con sentenza del 16 marzo, ha riconosciuto in via definitiva i loro diritti, dichiarando illegittima la cessione del ramo d’azienda voluta dall’incauto e improvvido management del tempo.
Questa vicenda deve, però, indurci alcune considerazioni.
Le esternalizzazioni sono state la pratica deviata maggiormente utilizzata dalle aziende bancarie nel corso dell’ultimo decennio per abbattere i costi. Che si sia trattata di una politica miope, arrogante, di basso profilo e di corto respiro, è dimostrato in modo lapalissiano dai dati di bilancio , dal progressivo e inarrestabile depauperamento professionale, dai miserevoli risultati raggiunti.
Sarebbe bastato “ a lor signori “ leggere qualche passo del premio Nobel Gary Becker, un economista certamente non marxista e ancor meno rivoluzionario, per comprendere l’intima e indissolubile relazione che passa tra il capitale umano e la crescita economica e rendersi conto del loro errore strategico.
Esternalizzazioni continue e crescenti, appalti che nascondono l’intermediazione fittizia di mano d’opera, oltre a produrre intollerabili precarietà , frustranti flessibilità, dissoluzione dei diritti, grave alterazione del mercato del lavoro, rappresentano la sconfitta, l’incompetenza, l’impotenza di un modello gestionale senza visione e senza respiro, fondato esclusivamente sullo short termism .
Ma non possiamo tacere sulle nostre responsabilità, sulla nostra prolungata afasia, sulla nostra acquiescenza al pensiero dominante e ai desiderata delle aziende.
Un consociativismo subalterno, l’inarrestabile depauperamento delle rappresentanze aziendali di base, la scomparsa dei luoghi della democrazia, la lontananza crescente dalle lavoratrici e dai lavoratori, il silenzio omissivo sulla loro domanda di tutela, l’assunzione del punto di vista datoriale come assiomatica oggettività, hanno reso il sindacato non più una controparte determinata e agguerrita nella difesa del lavoro, dei lavoratori e dei loro diritti, ma un’ectoplasmatica presenza, quando non un corresponsabile.
Per questo sono grato alle compagne ed ai compagni del Montepaschi per la loro pluriennale battaglia, per gli scioperi, le lotte, le manifestazioni con le quali l’hanno ingaggiata e sostenuta, per la loro esemplare resistenza, per la loro vittoria.
A loro si addicono e dedico le parole di una straordinaria poetessa, Alda Merini, “ Chi si ostina fa scandalo “.
Grazie per l’ostinazione e per aver dato scandalo.
L’immagine della bella testimonianza di Mimmo è “carpita” dalla Home page del sito della Fiom. Per questo a noi piace immaginare un Sindacato anche appartenente a categorie diverse ma che svolga lotte comuni su temi decisivi come questi.