Vandalizzare le statue rappresenta un fenomeno globale su cui vale la pena riflettere.
La notizia odierna registra le parole di uno dei leader delle proteste anti-razziste divampate dopo l’omicidio di George Floyd. Le statue che raffigurano Gesù come “un europeo bianco” andrebbero abbattute: “Sono un simbolo suprematista, aveva la carnagione scura”.
Un gruppo di manifestanti ha tentato di abbattere una statua dell’ex presidente Andrew Jackson nei pressi della Casa Bianca e Donald Trump li ha minacciati con “dieci anni di prigione”. Secondo la Cnn, i dimostranti hanno dipinto la scritta ‘BHAZ’, ‘Black House Autonomous Zone’, sulla Chiesa di St. John a Washington. “
“Crediamo che figure come quella di Indro Montanelli siano dannose per l’immaginario di tutti e in una città come Milano, medaglia d’oro alla Resistenza, la statua dedicata al famoso giornalista è una contraddizione che non possiamo più accettare”, così rivendicano scrivendo sulle pagine social gli studenti milanesi di RSM e Lume.
C’è una strana alleanza tra rivoluzione e controrivoluzione in questa follia collettiva.
Come dice giustamente lo storico Alessandro Barbero: “Uguaglianza e condanna del razzismo vanno difesi da chiunque li minacci. Ma il fatto che ci fosse gente nel passato che non condivideva quei valori non è una minaccia. Lo diventa se noi abbiamo paura. Cosa rischiamo? Rischiamo se la buttiamo giù. Finché la statua di Colombo c’è, ci sarà qualcuno che pensa sia un grande uomo che ha conquistato l’America, e tanti che pensano che ha fatto qualcosa di grande senza immaginare che avrebbe provocato una tragedia. C’è molto da imparare in questo. Se invece la togliamo è finita”.
A noi pare che la forza che guida questi eventi assomigli ad una pulsione suicida. Il virus incoronato sta infettando la storia. I simboli del passato si sono trasformati in fantasmi del presente.
Invece che distruggere oggi più che mai avremo bisogno di creare, scolpire i ritrovarci intorno a nuovi simboli. Ma solo l’uomo che non ha fiducia nel futuro rimane avvolto nelle tenebre del suo inconscio.
Un simbolo per tutti Greta Thunberg che sempre più ci ricorda il suono della campana
E’ sempre scomodo fare i conti con il proprio passato, ma è l’unica strada percorribile per arrivare a capire veramente chi siamo; in fondo è la base della psicoanalisi, che applicata ad una società di individui, diventa una branca della sociologia.
Per questo motivo personalmente non sopporto chi non sopporta le statue o comunque le vestigia di un passato più o meno recente. Ricordo la condanna internazionale quando i Talebani distrussero le statue del Budda; evidentemente l’insofferenza è un virus strisciante lungi dall’essere distrutto. Per essere estremamente chiaro: se ci fosse una statua del ventennio raffigurante Mussolini, sarei contrario all’abbattimento, ma favorevole ad una stele esplicativa come monito per i posteri. O forse non siamo così antifascisti e antirazzisti, da essere sicuri di noi e quindi portati all’eliminazione di ogni simbolo imbarazzante?