«Il mondo del lavoro è più ampio
di quello rappresentato dalla Fiom» Nino Baseotto
«I metalmeccanici sbagliano – sostiene Nino Baseotto, segretario generale della Cgil Lombardia -: questa insistenza nel contrapporre la Fiom alla Cgil è dannosa per le persone che rappresentiamo. Si rischia di creare una senso di distanza con le priorità della gente che lavora, che è in cassa integrazione, che non arriva a fine mese, che ha figli disoccupati…».
Oggi al Franco Parenti si riunisce «un attivo regionale delle delegate e dei delegati dei settori non aderenti a confindustria», con la partecipazione dei numeri uno nazionali, le conclusioni del segretario generale Susanna Camusso. E l’intento dichiarato di «estendere gli accordi su democrazia e rappresentanza a tutti i luoghi di lavoro». Quegli stessi accordi che i metalmeccanici contestano (con uno scontro diretto tra il leader della tute blu Maurizio Landini e Camusso) e che chiedono siano sottoposti al voto.
Perché escludere la Fiom? Non le sembra una provocazione?
«L’attivo di oggi parla a quella parte del mondo del lavoro che non dispone di nessuna regola sulla rappresentanza – risponde Baseotto – ed è organizzato da alcune categorie che sono favorevoli a estendere l’intesa raggiunta con Confindustria. Sarebbe stato irrispettoso coinvolgere la Fiom su un accordo che la maggioranza dei suoi dirigenti vuole cambiare se non abrogare. Nessun intento provocatorio. Noi partiamo da un dato di realtà: dei 22 milioni di lavoratori italiani, 13 non hanno regole rappresentanza. Dobbiamo pensare a loro».
È evidente, però, che in questo clima di scontri, con un congresso nazionale alle porte e un contesto politico in subbuglio, l’attivo di oggi ha il sapore di una chiamata alle armi, in un campo favorevole a Camusso…
«Noi lo intendiamo come un modo per rendere esplicito che esiste un’altra realtà. Gli iscritti alla Cgil, nei dati del 2012, sono 5 milioni e 712 mila, di cui 2 milioni e 716 mila sono i lavoratori attivi, e tra questi i metalmeccanici sono il 13,14 per cento».
Il messaggio è: non contate poi tanto?
«Il messaggio non è alla Fiom ma ai media: non si può rappresentare la realtà del lavoro con un’esclusività meccanica. All’intesa con Confindustria sono interessati in totale 6 milioni e mezzo di lavoratori: che facciamo per gli altri 13 milioni?».
Al di là dell’accordo sulla rappresentanza, però, le questioni che pone la Fiom sono altre: di democrazia interna alla Cgil, e poi anche di modello sindacale, che – dicono – andrebbe rinnovato (se non rottamato).
«Sul primo punto: la Cgil ha regole democratiche interne molto consolidate, rodate. E certamente la democrazia del sindacato non si esercita nei salotti televisivi…».
È una frecciata a Landini…
«Non può esistere nella Cgil una contrapposizione personale. Il sindacato è fatto da dirigenti, che sono rappresentanti di strutture: non è affidato a una donna o a un uomo solo al comando. La nostra idea è meno personalistica e più fondata sulla collegialità».
Quanto allo svecchiamento?
«Penso anch’io che la Cgil abbia bisogno di cambiare profondamente per stare al passo con i cambiamenti del mondo del lavoro. Discutiamone. Ma i rottamatori possono prevalere in un partito, un sindacato deve essere necessariamente un’altra cosa».
Dal Corriere della sera
14 febbraio 2014