«Quattro uomini entrarono nel pardes (frutteto o meglio il paradiso) — Ben Azzai, Ben Zoma, Acher (Elisha ben Abuyah), e Akiva. Ben Azzai guardò e morì; Ben Zoma guardò e divenne pazzo; Acher distrusse le piante; Akiva entrò in pace e uscì in pace.
Strana parola questa che nasce appunto dall’ebraico eden mentre i cromosomi d’origine persiana disegnano un recinto, un reticolato di significati.
Due recinti, due universi.
Come descrive mirabilmente Domenico Quirico “da una parte centinaia di ragazzi, musica e balli, la globalizzazione della felicità” e dall’altro un odioso recinto di rabbia e umiliazione, di dolore dimenticato e la cui unica luce è quella dei coltelli e del martirio di un popolo.
Ci siamo chiesti il motivo che hanno indotto gli organizzatori del rave party di spostare, solo due giorni prima dell’odiosa strage, la location dal sud di Israele alla zona nord occidentale del deserto del Neghev, a pochi chilometri dalla striscia di Gaza vicino al kibbutz di Re’im.
Sembra un particolare insignificante ma forse non lo è.
Non crediamo che in quei poveri giovani albergasse un istinto di sfida, un’adrenalina colorata di rischio e pericolo ma forse l’espressione di una ricerca misteriosa e tortuosa di una felicità sempre più rarefatta.
Ai giovani chiusi nel recinto di gaza che per il quaranta per cento dell’intera popolazione di Gaza ha meno di 14 anni quanti labirinti restavano per cercare la loro felicità?
Terra e sangue: luoghi dell’anima.
L’etnologo e filosofo francese Marc Augé scomparso quest’estate ci ha donato invece la categoria dei “nonluoghi”.
Quella dove noi abitualmente abitiamo.
Ovvero, tutti quei posti anonimi impersonali in cui transitiamo o spendiamo parte del nostro tempo senza creare relazioni. Grandi centri commerciali, autogrill, aeroporti, stazioni ferroviarie, metropolitani sono i non luoghi dove abbiamo smarrito la nostra identità e nascosto la nostra anima.
La guerra ci arriva addosso con la sua sequenza di byte, fredda e digitale senza ne più cuore ne arterie ma solo sporca di sangue e paura.
Quando rinascerà l’innocenza?