di Guglielmo Pernaselci
Ancora una volta Guglielmo ha colto nel segno, l’approfondimento odierno tocca uno dei movimenti musicali più importanti del secolo scorso. La scena di Canterbury ha avuto il merito di compiere un miracoloso Reset della musica fin allora conosciuta, Jazz, Rock, Folk, Avanguardia, Classica senza barriere, libere di far correre nei movimenti giovanili i nuovi sospiri che hanno cambiato per sempre il suono della musica.
Tra le meraviglie che Dio Tube ci regala c’è quella di trasportarci su un prato di una cittadina Svizzera il 25 agosto del 1976 e assistere ad un concerto degli Henry Cow. Se non bastasse la grande musica di questo “collettivo musicale” a rendere eccezionale questa visione allora possiamo aggiungere che si tratta dell’unica registrazione esistente di un concerto degli Henry Cow. L’unica altra video testimonianza è un breve documentario di 8 minuti realizzata da French TV che però ha il pregio di riprendere gli Henry Cow durante una sessione di registrazione in studio e di raccogliere brevi interviste. Henry Cow – French TV 1973
Gli Henry Cow rappresentano forse l’esempio più anomalo della scuola di Canterbury. Nel Concerto di Vevey troviamo il nucleo storico con: Frith (chitarra, violino, xilofono, pianoforte), da Tim Hodgkinson (organo, clarinetto, pianoforte), Georgie Born (Bass e violoncello ), Chris Cutler (batteria, radio) Lindsay Cooper (oboe, fagotto), Dagmar Krause (voce).
Ma gli Henry Cow erano prima di tutto un collettivo musicale aperto a continue collaborazioni come John Greaves (basso, pianoforte), Peter Blegvad (chitarra, voce, clarinetto), Anthony Moore (pianoforte, elettronica e nastri), Geoff Leigh (sax soprano), Phil Becque (oscillatore) e Mongezi Feza (la tromba di “Rock Bottom”, il capolavoro di Robert Wyatt).
Cronologia della formazione. I componenti degli Henry Cow, a differenza di tante formazioni del Canterbury Style, non migrano in altre formazioni ma proseguono la loro stessa storia con altri nomi rimanendo fedeli ad una propria linea. In particolare : Arts Bear ( Chris Cutler – Fred Frith – Dagmar Krause), News from Babel (Lindsay Cooper, Chris Cutler, Zeena Parkins, Dagmar Krause). Per il resto i membri del gruppo continuano la loro ricerca in progetti personali e originali. Qualcuno lo vedremo nei prossimi articoli. Ma il vero autentico legame di questi musicisti è il centro gravitazionale stesso della scuola di Canterbury, quella che possiamo considerare l’anima pura del Canterbury Style: Robert Wyatt. Potremmo dire che Wyatt è a tutti gli effetti un membro degli Henry Cow. Dal punto di vista musicale gli Henry Cow però ci tengono a disegnare un preciso confine alla loro musica. Un confine che è perfettamente percepibile e al cui interno trovano spazio ricerca e sperimentazione, commistioni con la lezione di Kurt Weill, un continuo interscambio di musica scritta e improvvisazione pura. Un confine che gli Henry Cow iniziano a tracciare fin dagli esordi e quando incrociano il loro percorso con quello degli Slapp Happy realizzando il “Disperate Straights” . Tutto questo lo possiamo ben sentire e apprezzare nel concerto di Vevey soprattutto se lo confrontiamo con gli stessi brani in versione discografica. La precisione di esecuzione mette in evidenza una scrittura precisa dei brani con tutta la complessità delle trame ritmiche armoniche e timbriche. Ma soprattutto i momenti di improvvisazione pura sono rivelatori di una ricerca veramente collettiva del gruppo che fa della creazione musicale una vera esperienza di composizione partecipata. Un simile approccio così radicale alla musica nasce e si fonda su una militanza politica e autenticamente rivoluzionaria di tutta la band. Gli Henry Cow infatti sono i promotori e ispiratori di Rock in Opposition, una manifestazione musicale organizzata il 12 marzo 1978, con la sovvenzione del British Arts Council, presso il New London Theater di Drury Lane a Londra. Nel volantino della manifestazione scritto da Chris Cutler si leggeva:
«I discografici prendono le loro decisioni basandosi sul profitto e il prestigio […] «Hanno orecchie solo per il fruscio del denaro, cuori che pompano solo il sangue delle vittime» […] «L’indipendenza è un primo passo valido solo se il secondo sarà la Rivoluzione.»
Ma la visione del concerto di Vevey, per me ha anche un significato diverso e personale.
Nel vedere e ascoltare il concerto è scattata una sorta di personale “ricerca del tempo perduto”. E’ stato come assaporare una “madeleine”. Per chi non comprende il riferimento posso solo consigliare di leggere il capolavoro di Proust. La mia ricerca del tempo perduto però non si svolge tra Parigi e Combray ma tra Roma e Frosinone. Il ricordo che ha preso forma durante la visione del concerto è legato al mio amico Venanzio che mi raccontava di un concerto strano a cui aveva assistito per puro caso a Frosinone- Auditorium dell’Edera. In quel concerto aveva ascoltato un gruppo dove il batterista muoveva le mani come in una danza tenendo però sempre il busto ben fermo. Più un percussionista che un batterista. Suonava in un modo mai sentito prima, e non ha tenuto un tempo fisso per più di quattro battute. E dicendo così imitava in modo inequivocabile il gesticolare di Cutler. Poi passa a descrivere la cantante che tiene gli occhi chiusi per tutto il tempo eppure sembra che osservi tutto nei minimi particolari. Una voce anche questa strana e che riproduceva melodie complicate come labirinti. Il chitarrista poi non si capiva come facesse a tirare fuori suoni così strani e inoltre passava dalla chitarra al violino al pianoforte. Anche il tastierista suonava più strumenti tra cui il sax. Non c’erano dubbi Venanzio aveva sentito gli Henry Cow e non era in Svizzera ma a Frosinone! Tra l’altro un concerto neanche pubblicizzato perchè sembra che ci fossero poco più che un ventina di persone come pubblico. Cosa aveva portato gli Henry Cow a Frosinone? Mi sono messo alla ricerca e non ho trovato nulla a parte che proprio il 27 giugno del 1975 gli Henry Cow erano con i Gong e Robert Wyatt in concerto a Piazza Navona. Per Wyatt sarebbe stata anche l’ultima esibizione dal vivo. Un resoconto di quel concerto organizzato da Stampa Alternativa con foto bootleg e addirittura un bilancio economico (disastroso) dell’evento si può trovare qui.
E allora buon ascolto e buona visione… chissà che a qualcuno non capiti di provare un salto nel tempo.