Fortuna che sollevi in alto stato
ogni depresso ingegno, ogni vil core,
or fai che ’l mio in lagrime e ’n dolore
viva più che altro afflitto e sconsolato.
Veggio il mio Re da te vinto e prostrato
sotto la rota tua, pieno d’orrore,
lo qual, fra gli altri eroi, era il maggiore
che da Cesare in qua fusse mai stato.
Son donna, e contra de le donne dico
che tu, Fortuna, avendo il nome nostro,
ogni ben nato cor hai per nemico.
E spesso grido col mio rozo inchiostro
che chi vuole esser tuo più caro amico
sia degli uomini orrendo e raro mostro.
Siamo nel castello di Valsinni, in provincia di Matera, dove visse la poetessa petrarchista Isabella di Morra, fu edificato presumibilmente su una preesistente fortificazione longobarda, nei primi anni dopo il 1000.
Il castello deve il suo valore storico e la sua notorietà alla poetessa che vi nacque intorno al 1520 e vi fu uccisa dai fratelli a circa 26 anni d’età quando scoprirono la sua relazione con Diego Sandoval.
Il femminicidio è un antico peccato endemico nascosto nella nostra terra da secoli chissà se la poesia non si riveli il vaccino più luminoso ed efficace.