In foto pubblichiamo la nota con cui il coordinamento della Fisac Cgil del MPS oggi chiude, per il momento, la dolorosa vicenda della polizza sanitaria dedicata ai pensionati della banca.
Diciamo anzitutto di apprezzarne il tono dimessamente critico ma al tempo stesso cogliamo quantomeno lo spirito, o meglio l’anelito di ricucitura di una cosa sempre più misteriosa chiamata Solidarietà.
Indubbiamente è stata una vicenda gestita male.
Da tutti.
Che la polizza non godesse buona salute era noto da almeno un anno, l’intento di qualcuno era forse che la vicenda Unicredit fungesse da schermo, magari creando false prospettive di soluzioni ineluttabili. Quando poi il sogno di Andrea Orcel è svanito per sempre, il tempo di un’inaspettato rinnovo è risultato misero se non caotico.
Restava solamente un diritto scomodo in vetrina che era appunto l’articolo 17 del contratto integrativo firmato il 14 gennaio 2019.
Ora, ci par di capire che la vetrina sia stata oscurata, e che almeno per quest’anno non se ne sentiranno gli effetti.
In pratica un pezzo di contrattazione aziendale integrativa è stata ibernata o surgelata che dir si voglia.
Eppure ci piacerebbe poter raccontare come è nata la vera storia della sanità integrativa nella Banca chiamata Monte dei Paschi di Siena.
Dunque, siamo nel febbraio del 1985 ed il sindacato aziendale aveva appena conquistato più arnesi di contrattazione aziendale. Infatti, oltre al CCNL ed al CIA disponeva di uno strumento negoziale assai originale chiamato Normazione Aziendale, anche grazie al quale era riuscito a partecipare al salto industriale del Monte, fino a portarlo a nelle prime posizioni nello scacchiere nazionale.
Trasparenza, merito e capacità d’innovazione hanno guidato le relazioni industriali in quegli anni.
Fu proprio con la normazione rinnovata nel febbraio del 1985 che tutta la filiera delle risorse umane senza distinzione di gradi fu percorsa da un inedito processo di redistribuzione salariale che legava gli inquadramenti professionali gli uni agli altri.
In altre parole, il salario dei quadri intermedi era un punto di riferimento per un redistribuzione verso il basso.
L’intelligenza del Sindacato allora fu quella renderla compatibile con la selezione su basi meritocratiche del quadro dirigente intermedio.
Da quella ricomposizione salariale e professionale ne derivò un ristoro economico che diede vita ad una copertura sanitaria integrativa, allora unica nel panorama italiano.
Per uno strano gioco del destino la controparte assicurativa si chiamava Generali.
Generali appunto, l’attuale azionista privato più importante della compagine di governo aziendale.
Questo semplice racconto ci è servito per ricordare che proprio quei lavoratori, oggi in pensione, che hanno creato tanto, forse non meritano oggi di essere trattati con tanta insopportabile indifferenza.