Il mercato digitale e il ruolo delle multinazionali
Molte volte i cittadini si chiedono se l’intelligenza artificiale nel suo operare abbia una incidenza neutra. E’ bene specificare subito che un algoritmo non può essere obiettivo, in quanto dipende da chi lo programma, dal proprietario dei dati che devono essere ordinati secondo una logica stabilita dall’uomo, il cui effetto è quello, in definitiva, di favorire le posizioni già dominanti.
La macchina digitale, come abbiamo visto, può determinare nell’opinione pubblica posizioni diverse circa gli effetti della loro efficacia. Manca completamente una valutazione politica critica di qual è la sua incidenza sulla vita quotidiana dei cittadini. Naturalmente chi ha il monopolio dei dati assume decisioni sulla base di determinati interessi ideologici ed economici.
Ci riferiamo alle grandi multinazionali del mercato digitale mondiale: le americane i GAFAM (Google, Apple, Facebook; Amazon e Microsoft); i BATX loro alter ego cinesi (Baiu Alibaba, Tencent e Xiaomi) che raccolgono con il nostro aiuto, non cosciente, una quantità di dati tramite i nostri gesti, attraverso una quantità di applicazioni (app) per smartphone e strumentazione connessa.
Questa realtà ci porta a constatare che stiamo vivendo una fase di evoluzione del capitalismo che alimenta forme più sofisticate di sfruttamento e di alienazione. Parliamo di un capitalismo che ha cambiato e cambia completamente le regole del gioco e le dinamiche di domanda e offerta, monetizzando i dati degli utenti.
Molte persone sono convinte di utilizzare i servizi e le applicazioni in modo gratuito, non rendendosi conto di come in realtà “pagano” tali servizi con i propri dati dai quali si deducono comportamenti, abitudini, attitudini, preferenze, opinioni. I networks guadagnano con la pubblicità ma soprattutto rendendo fidelizzato l’utente.
In questo contesto un ruolo importante lo giocano i social network, cioè programmi di algoritmi che hanno la funzione di mettere in comunicazione persone con persone. Il loro impatto è molto forte perché si inserisce nei rapporti personali. Su Facebook, ad esempio, non è importante quello che diciamo, ma le persone con cui siamo in contatto.
Ma non siamo noi ad avere il controllo sui nostri contatti, è Facebook che decide quali utenti e quali temi sono di maggiore interesse per ciascuno , ce li fa visualizzare secondo preferenze con cui interagiamo di più, con cui abbiamo più scambi. Siamo, in ogni caso, ad una manipolazione algoritmica della nostra vita. La tracciabilità di ognuno di noi ci dovrebbe portare a dire la privacy non esiste pi