A cura di Ugo Balzametti
Cosa sono gli algoritmi ?
Quando si parla di Intelligenza Artificiale si pensa subito a tecnologie all’avanguardia, a robot in grado di comprendere e decidere in un mondo futuro, in cui uomo e macchine potranno convivere. In realtà l’Intelligenza Artificiale e il suo utilizzo sono molto più reali di quanto si possa immaginare e intervengono, già oggi, in diversi settori della nostra vita quotidiana.
L’Intelligenza Artificiale è un ramo dell’informatica che permette la programmazione e la progettazione di sistemi sia hardware sia software con determinate caratteristiche che sono considerate tipicamente umane, come le percezioni visive , lo spazio, il tempo.
Si tratta non solo di una intelligenza intesa come capacità di calcolo o di conoscenza di dati astratti, ma anche e soprattutto di sviluppare algoritmi in grado di imparare dai propri errori e quindi migliorare la capacità di agire e prendere decisioni, proprio come gli esseri umani.
La tecnologia, nel corso degli anni duemila, da analogica è diventata digitale e si configura diversa da altri sistemi che hanno caratterizzato epoche passate. Questa diversità è data dagli algoritmi che decidono in autonomia come interagire a seconda del tipo di informazioni che raccolgono.
Che cos’è l’algoritmo? Prendiamo la definizione più semplice: è un modello matematico che dà le istruzioni per risolvere un problema o esercitare delle attività.
Storicamente gli algoritmi sono stati materia di studio per matematici, fisici, ingegneri; con l’invenzione del computer gli algoritmi sono stati trasformato in programmi non solo per definire operazioni matematiche, ma anche per risolvere i problemi quotidiani.
Non esiste un’unica definizione di intelligenza artificiale. L’AI (intelligenza artificiale) non è altro che un insieme di algoritmi che si presentano come strumenti invisibili, ma in grado di aiutare le nostre vite accompagnandoci nella quotidianità, nel lavoro, negli affari.
L’algoritmo è ormai una realtà che pervade la nostra vita, uno strumento capace di dare a Facebook, Google, ad Amazon, ma anche a banche e assicurazioni, un potere immenso: quello dell’utilizzo delle informazioni che è un mercato molto più redditizio di quello commerciale.
La macchina digitale funziona come una ricetta di cucina, caratterizzata da istruzioni finalizzate alla realizzazione di un risultato, in modo molto rapido ed efficiente, con una capacità di elaborare una quantità grandissima di informazioni. Dati che noi stessi alimentiamo con la nostra presenza on-line, con i testi che postiamo, con le immagini ed i filmati che vediamo, o semplicemente navigando.
Sulla rivista Limes di qualche mese fa, ad esempio, l’Eni annunciava che a Ferrera Erbagnone è entrato un funzione l’HPC4, uno dei SuperComputer più potenti al mondo, capace di svolgere fino a 22,44 milioni di miliardi operazioni matematiche al secondo, capace, con lo sviluppo della matematica algoritmica, di rendere le attività più veloci e sicure.
Ma ciò che sfugge ai più è che in questa maniera permettiamo agli algoritmi di condizionarci nei nostri processi decisionali, di orientare le nostre scelte, di trasformare profondamente quello che siamo o pensiamo di essere.
L’effetto di questo processo ha ricadute negative su due ambiti: quello dei consumi, in cui è sempre più difficile orientarsi, condizionati dalla capacità di persuasione occulta del marketing personalizzato; l’altro è quello della manipolazione delle opinioni e dei comportamenti di politici.