di Domenico Moccia
Una narrazione molto diffusa racconta che Maria Antonietta, dinanzi ai moti popolari di protesta chiedesse alle sue dame di corte il perché di quei tumulti e alla risposta :
” Maestà non hanno il pane per nutrirsi “ replicasse :” Che mangino brioches “.
Credo che un analogo pensiero abbia ispirato l’azione politica di questi mesi della sinistra politica, sociale, sindacale. Infatti è universalmente riconosciuto che l’incombere sempre più vicino del disastro ecologico possa essere efficacemente combattuto facendo propaganda elettorale con un pulmino elettrico , tra l’altro rimasto in panne per la batteria scarica, e che sia possibile garantire un presente accettabile ai circa tre milioni di famiglie italiane che vivono al di sotto della soglia di povertà con la formula magica sintetizzata nel mantra :” Seguire l’agenda Draghi “.
Il disastro che ne è seguito è irreversibilmente certificato dai dati elettorali.
IL PD, ridotto ormai ad un’ associazione di correnti, potentati e lobby, ha scelto come baricentro della propria rappresentanza un ceto medio fatto di borghesia professionale, industriale, commerciale, notoriamente propensa all’evasione fiscale, alla protezione statale, al parassitismo sociale. Non si è ascoltata, al di là della conservazione del reddito di cittadinanza, una sola proposta che fosse in grado di offrire non una certezza, ma almeno una speranza a chi si vede pignorata la pensione per l’impossibilità economica a pagare le bollette, alle giovani generazioni abbandonate ad un mercato del lavoro che fa della precarietà, dell’abolizione di vincoli, diritti e tutele il proprio modello di funzionamento, a quelli che quotidianamente e duramente lottano per un salario in grado almeno di sfamarli. E cosa dire dell’abbandono del territorio inteso come luogo di relazioni , aggregazione di persone, humus nel quale far vivere i propri valori, organizzare la rappresentanza, costruire il consenso ?
Ma va detto con chiarezza che non è analogamente esente da responsabilità la scelta puramente tattica, frutto di un tartufismo ingiustificabile, della CGIL di sottrarsi alla mobilitazione dei propri iscritti e militanti e di rifugiarsi in una neutralità che mai è appartenuta alla sua storia.
Lavoratrici, lavoratori, sono stati lasciati soli, senza un indirizzo, un orientamento, un incitamento, una raccomandazione, un sostegno politico e organizzativo. Qual è stata la finalità? Sottrarsi ad una sconfitta ampiamente anticipata dai sondaggi ? Dissociare la propria soggettività dal possibile e prevedibile disastro per ripresentarsi , una volta formato il nuovo governo, come sola e unica forza di opposizione? E’ davvero difficile e complesso comprendere le motivazioni di un’opzione oggettivamente estranea ai valori fondativi della CGIL.
Virgilio fa dire ad Enea, dinanzi al naufragio della sua flotta sulle coste libiche : “ Forsan et haec olim meminisse iuvabit “ ( Forse un giorno sarà giovevole ricordare queste cose).
E’ quello che dobbiamo fare , memori delle parole di Antonio Gramsci . “ Anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio “ :
Ora e sempre Resistenza.