di Nicoletta Rocchi
A distanza di una settimana dall’uccisione di Adil Belakhdim, sindacalista travolto da un camion che ha forzato il picchetto dei lavoratori nell’area logistica di Biandrate, a Novara, di fronte al deposito territoriale della catena dei supermercati Lidl è possibile fare alcune considerazioni che definiscano con maggiore compiutezza i contorni della drammatica vicenda.
Il presidente del consiglio, Mario Draghi ha chiesto di fare piena chiarezza sull’accaduto. Ebbene esso rappresenta il precipitato di tutte le caratteristiche, le contraddizioni, la violenza del capitalismo odierno. Vediamo perché e in che modo, almeno secondo me, sono palesemente e costantemente violati i principi universali, così come sanciti anche dalla nostra Costituzione:
1.Innanzi tutto, è evidentemente violato il principio in base al quale ad uguale lavoro devono corrispondere uguale retribuzione e uguali diritti.
Oggi non è così. Dopo decenni di indebolimento della rappresentanza sindacale in tutto l’occidente industrializzato, ivi compreso il nostro paese e di attività legislativa volta a deregolamentare il mercato del lavoro, proliferano figure professionali atipiche non riconducibili, almeno formalmente, al rapporto di lavoro subordinato, i contratti nazionali sono sottoposti a continui tentativi di disarticolazione, si moltiplicano i contratti spuri, i finti regolamenti aziendali, i contratti pirata. La sostanziale liberalizzazione degli appalti consentiti al massimo ribasso chiude il cerchio, aprendo la strada allo sfruttamento della forza lavoro a basso costo e bassissime tutele al di fuori del perimetro aziendale.
Dunque, la concorrenza tra lavoratori è tornata a quella dei tempi dei padroni delle ferriere all’alba dell’industrializzazione. Allora come ora, ci si avvaleva dell’apporto di coorti di disperati in sostituzione della forza lavoro che aveva, con le proprie battaglie, ottenuto riconoscimenti in termini di salario, orario, sicurezza, diritti. Con danno grave su entrambi i fronti: i lavoratori tutelati che hanno perso progressivamente le loro tutele, i nuovi lavoratori privi delle tutele conquistate dalle precedenti generazioni. Le tecnologie informatiche, inutile dirlo, hanno aiutato in questa opera di destrutturazione complessiva.
In poche parole, siamo di fronte al fallimento delle tante stagioni delle cosiddette “riforme”, che ci sono state predicate come tassello fondamentale di una strategia di crescita economica e di sviluppo: si allentino i vincoli, sia dia mano libera nell’uso della forza lavoro, si consenta di licenziare, demansionare, esternalizzare, si sposti la contrattazione a livello aziendale affinchè sia in “coerenza” con l’andamento della crescita della produttività. Ricorderete tutti il mantra di questi ultimi 30 anni, i cui risultati sono oggi evidenti. Le distanze tra lavoratori sono drammaticamente aumentate, fino ad arrivare all’impensabile: un lavoratore alla guida del suo camion tenta di forzare un picchetto sindacale e travolge e uccide un sindacalista.
Cosa dovrebbe fare un governo che voglia ricostruire le basi per una società più equilibrata e stabile e, nel contempo percorrere il sentiero di uno sviluppo economico sostenibile?
Intanto impegnarsi a quella chiarezza invocata da Draghi, analizzando le cause profonde alla base dell’incidente di Novara. Se perseguita con onestà intellettuale, da tale analisi dovrà scaturire la necessaria inversione di marcia. Non solo la riforma degli ammortizzatori sociali, come già preannunciato ma anche l’estensione al settore dei servizi della normativa prevista per gli appalti edili sia del settore pubblico che privato, al fine di concretizzare il principio della parità di trattamento economico e di tutela per i lavoratori sia della ditta appaltante che di quella appaltatrice. E ciò deve essere prodromico a una più complessiva rivisitazione del diritto del lavoro perché non ci siano differenze di trattamento a parità di lavoro, in qualunque forma questo venga svolto. In tale quadro, la prima vera riforma è quella relativa alla misurazione della rappresentanza sindacale perché in Italia valgano con efficacia generale solo i CCNL stipulati dalla colazione sindacale a maggiore rappresentatività certificata. Questa mossa, da sola, è sufficiente a eliminare l’attuale giungla delle fonti contrattuali, la maggioranza delle quali di puro comodo per i datori di lavoro che le adottano. Allora perché non si comincia da qui? Lo sviluppo economico lo si ottiene solo ritornando alla buona pratica della politica industriale e non attraverso lo sfruttamento del lavoro.
2.E’ poi pesantemente messa in discussione la logica della divisione internazionale del lavoro come è stata perseguita nell’epoca del turbo-capitalismo globalizzato. Con questo intendo che si è spenta la luce sull’illusione che l’occidente più sviluppato potesse disfarsi del lavoro sporco, dell’industria manifatturiera, riservandosi l’ambito dell’economia della conoscenza. Il decentramento delle attività produttive verso altre aree del globo, in primo luogo la Cina, ha cambiato le caratteristiche delle nostre società, terziarizzandole. Questo vale anche per il nostro paese malgrado esso abbia conservato una vocazione manifatturiera più forte di altri. Anche da noi, tuttavia, le dislocazioni produttive hanno prodotto esuberi di forza lavoro e intere generazioni di lavoratori sono rimaste indietro e diventate sensibili alle sirene della destra nazionalistica e protezionistica. Tale fenomeno, accompagnato a quelli descritti nel punto precedente, ha complessivamente impoverito il lavoro dipendente, aumentato le disuguaglianze, schiacciato la classe media. In cambio, come specchietto per le allodole c’era il basso costo di molti beni d’uso comune. Come dire: guadagni meno, ma paghi anche meno per i tuoi consumi. In aggiunta, grazie alle piattaforme tecnologiche, anche la distribuzione ha subito un cambiamento radicale, con aspetti positivi ma anche profondamente negativi. Non solo paghi meno, ma, se vuoi ciò ti serve, ti viene recapitato a casa, molto spesso senza costi aggiuntivi. Fino ad arrivare al fenomeno dei raiders, e potrei andare avanti ma mi fermo qui perché mi sembra sufficiente ad evidenziare l’altra grande contraddizione dietro la vicenda di Novara. E qui la dimensione diventa culturale e ci riguarda tutti indistintamente: chi si avvale di Amazon, chi si fa portare la cena a casa, chi studia tutti i volantini della grande distribuzione per acquistare al minor prezzo. Non sto sostenendo un impossibile ritorno al passato, ma ritengo che il futuro possa e debba essere diverso. E il nodo è: guadagnare di più e vivere un lavoro dignitoso ma accettare anche di pagare di più per merci dietro le quali si nasconde lo sfruttamento di tutta una filiera, dalla produzione, alla logistica, alla distribuzione.