Alla ricerca dell’unità perduta

Perciò, se come sarebbe utile, Cgil, Cisl ed Uil intendono invertire la pericolosa frammentazione in atto, debbono fare scelte chiare ed assumere comportamenti coerenti. Ad iniziare da sé stesse. Per dirla in termini chiari la propensione alla dispersione ed alla frammentazione si combatte, innanzi tutto, con l’esempio di un impegno unitario. Condotta che in alcune circostanze si è anche fortunatamente realizzata. Ma che non può essere certo interpretata come un vincolo, bensì come un discrimine di valore strategico al quale sia legata la gestione delle scelte sindacali. Infatti, sul bisogno di unità, nella pratica quotidiana dominano piuttosto le esigenze di identità. E, nella sostanza, un atteggiamento inevitabilmente orientato alla concorrenza ed alla competizione. La giustificazione degli “addetti ai lavori” per questo stato di cose è nota e, secondo alcuni, anche ragionevole. In sostanza viene invocato il motivo che le differenze di orientamento, di cultura, di tradizioni, nei fatti, producono inevitabilmente anche strategie politiche diverse. A ben vedere si tratta però di una spiegazione che non spiega nulla. Intanto per la buona ragione che le differenze sulle politiche ci sono sempre state e ci saranno sempre. Non solo tra diverse organizzazioni, ma anche all’interno di ciascuna organizzazione. E quando non si manifestano è un cattivo segno. Perché vuol dire che la dialettica interna è anestetizzata dal conformismo e dall’opportunismo. In ogni caso, si possono anche capire tutti i dubbi e le perplessità, ma viene un momento e questo momento per il sindacalismo confederale è sicuramente venuto, che dubbi e perplessità rischiano di non essere altro che un alibi per sfuggire alle proprie responsabilità. Il lavoro da sviluppare è, dunque, quello di cogliere l’unità nella diversità e di trasformare il superamento delle diversità in una ragione di irrobustimento dell’unità. Condizione indispensabile per realizzare, come richiesto dalle sfide da affrontare, un impegno solidale, condiviso, efficace. Va detto che in proposito non è possibile alcuna indulgenza, nessuna condiscendenza. Perché, mentre per la soluzione dei problemi che riguardano la condizione del lavoro si devono fare i conti con l’opposizione, la resistenza delle controparti e degli avversari, in questo campo tutto dipende esclusivamente dalla volontà e dalla coerenza soggettiva del movimento sindacale confederale.

Questo scriveva Pierre Carniti nell’ottobre del 2017 mentre nella home page del suo sindacato campeggia solamente la celebrazione di Franco Marini quale esempio di autonomia, equilibrio e lungimiranza, oggi più attuale che mai (Sbarra docet).

Nel discorso della neo eletta segretaria, Daniela Fumarola la parola UNITA’ non riecheggia mai.

Anzi la rete lanciata alcune ore prima da Giorgia Meloni è pronta per una nuova avventura. Dentro le antiche rotte ritrovate in quel Palazzo Vidoni pronte per riannodare quella Carta del lavoro che nel 1927 ci portò alla costituzione della Camera dei fasci e delle corporazioni. 

Le parole pronunciate dalla presidente del Consiglio sono state illuminanti!

Ricostruire la dinamica tra imprese e lavoro significa gettare le fondamenta di una nuova alleanza tra datori di lavoro e lavoratori, fondata sulla condivisione degli oneri e degli onori. Promuovere la partecipazione dei lavoratori al destino della propria impresa, incrementare le politiche di welfare, rafforzare il peso della contrattazione legata ai territori alla dimensione aziendale per superare le rigidità dei contratti nazionali senza smarrire la tutela sul lavoro. Sono questi alcuni dei punti di un “rinascimento partecipativo” che una Nazione moderna che fa della coesione sociale la sua cifra deve perseguire. Ed è questo il motivo per il quale non abbiamo avuto alcun dubbio a sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione al lavoro che la CISL ha promosso e che è diventata il testo base in discussione al Parlamento.

E non contenta aggiunge “Il che significa su tutto rifondare la dinamica tra impresa e lavoro, superando una volta per tutte quella tossica visione conflittuale che anche nel mondo del sindacato qualcuno si ostina ancora a sostenere”.

Speriamo solo che a qualcuno non venga in mente di curare le tossine lamentate con medicamenti a base di olio di ricino.

Grazie ancora Pierre della tua lezione abbiamo oggi più che mai bisogno di quell’utopia militante e di lotta per la liberazione del lavoro.

 

 

 

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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