Appello a tutela “esodati” e a difesa del corretto funzionamento del Fondo di Solidarietà.
Risulta oltremodo difficile spiegare che cosa sia accaduto realmente nelle stanze dei sindacati bancari nella notte tra il 20 1 il 21 maggio, tale è la differenza sostanziale dei comunicati diramati in stretta sequenza temporale sulla ormai ben nota vicenda.
Noi da parte nostra, attraverso la diffusione del comunicato stampa diramato dai promotori il 21, abbiamo solo cercato di dar voce al grido di rabbia che si sta diffondendo all’interno di questa platea, consapevoli che le reazioni contrarie al “ricalcolo fiscale” a danno dei lavoratori dell’Agenzia delle Entrate si sono manifestate con grande clamore anche all’interno della categoria, tuttora coinvolta da grandi processi di riorganizzazione del mercato del lavoro interno.
Lunedì 31 maggio, alle ore 17.00, i segretari generali di tutte le organizzazioni sindacali incontreranno l’Abi per affrontare la vicenda degli avvisi bonari di riliquidazione relativi agli assegni straordinari erogati nel 2016 dal Fondo di solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori del credito e del credito cooperativo.
Di seguito riportiamo il testo dell’appello inviato alle segreterie nazionali dei sindacati del credito corredato con i nomi dei primi firmatari
“Non è il momento di prendere soldi ma di darli”
Con riferimento alle lettere inviate dalla Agenzia delle Entrate ai lavoratori aderenti al Fondo di Solidarietà di settore, e riguardanti un “ricalcolo fiscale” per l’anno 2016, anche in qualità di sottoscrittori degli accordi che regolano l’accesso alle prestazioni del Fondo e di dirigenti sindacali che hanno gestito, a vari livelli i processi di ristrutturazione, esprimiamo tutto il nostro più fermo disappunto.
Attraverso questa operazione come lavoratori del credito verremmo colpiti due volte, prima attraverso processi di mobilità solo apparentemente volontari ed oggi da una tardiva reinterpretazione di norme fiscali sul lavoro difficile per noi da comprendere sino in fondo e che stravolge , a danno dei lavoratori, le condizioni alla base degli accordi di uscita anticipata.
Noi capiamo invece che questo ristoro fiscale a favore dello Stato con i nostri soldi si basa su uno strumento pagato unicamente dalle banche e quindi a costo zero per l’Erario.
Anzi come è noto l’assegno di sostegno erogato in questi anni ha dato origine ad una neutralità fiscale a nostro svantaggio che mal si coniuga con le declinazioni fiscali del TFR richiamate dall’Agenzia delle Entrate.
In merito al comunicato unitario del 20 maggio non capiamo appieno i dubbi procedurali così attentamente analizzati.
Noi da parte nostra abbiamo bisogno invece di parole chiare ed univoche: ovvero un collegio di difesa unitario per tutti gli attori coinvolti messo a disposizione dal Sindacato.
Le banche se vogliono continuare ad utilizzare questi strumenti di regolazione del mercato del lavoro hanno bisogno di mantenere integra la loro trasparente responsabilità nei confronti di lavoratori che hanno dedicato il proprio lavoro e il proprio tempo a questo settore cruciale della nostra economia.
Chiediamo con forza di indire un presidio presso l’Abi, garante insieme all’Inps ed alle OO.SS dell’integrità dell’Accordo, già la prossima settimana.
Firmatari
Nicoletta Rocchi Domenico Moccia Daniela Bindi
Antonio Damiani Walter Bottoni Tiziana Cresci
Sergio Bruni Fabio Carletti Gianni Santarpino
Maurizio Lapponi Alfredo Antomarini Claudio Cola
Francesco Migliorelli Silvio Bonomo Canio Calitri
Giuseppe Amari Marco Messina
A questo punto vi chiediamo di sostenere l’iniziativa cliccando sul pulsante verde.