Leggendo e rileggendo il Bilancio 2021 della Cassa di Previdenza Aziendale per il personale del Monte dei Paschi di Siena abbiamo scorto proprio in fondo alla relazione sulla gestione che nella seduta del 29/03/2022 è stato rappresentato al Consiglio di Amministrazione l’esito dell’approfondimento condotto dalla funzione fondamentale di revisione interna sul tema dei profili commissionali degli OICR utilizzati nell’ambito della gestione che, viene precisato, non determina effetti sul bilancio in chiusura.
Dalla relazione annuale di Prometeia advisor dell’assessment periodico ESG della gestione finanziaria abbiamo appreso che tutte le linee compresa quella integrativa in termini di asset class hanno mediamente un 60% del portafoglio investito in OICR (sia azionari, sia obbligazionari, sia bilanciati/misti).
Per questo pensiamo che qualche elemento di conoscenza in più circa la revisione Interna e la Relazione annuale 2021 Piano di audit 2022 non sarebbe risultato superfluo.
Allo stato attuale non ci è dato di sapere se l’annuncio storico contenuto nel comunicato unitario dei sindacati del 27 maggio con il titolo “Nuova Asset Allocation dei Fondi Pensione” sia quantomeno il frutto indesiderato caduto sulla testa di tanti lavoratori della banca determinato da una legge di gravità chiamata costi e commissioni.
In fondo era solo dal 1796 che la Banca MPS si occupava di versare ai propri dipendenti a riposo pensioni di vecchiaia!
Ora comincia una nuova era.
Senza tornare troppo indietro nel tempo ricordiamo che nel novembre del 2012, quando a poco meno di un anno dall’insediamento l’AD fece approvare dal CDA della Banca un nuovo assetto organizzativo nel quale tra l’altro declassava il servizio Fondi di Previdenza a puro satellite dell’area Risorse Umane.
A nulla valsero le richieste di spiegazione invocate a più voci che si levarono dagli allora amministratori dei fondi pensione interni, anzi con sommaria indifferenza tipica di certi improvvisatori egli preferì invece inviare “un’impensabile” missiva proprio alla Covip.
L’effetto fu allora esplosivo: il regolatore chiese correttamente interventi profondi e duraturi negli assetti dei fondi, facendo trapelare anche una certa dose di fastidio per essere stato chiamato inopportunamente in causa da un soggetto estraneo alla propria orbita.
A quel punto invitò i nostri fondi qualora avessero confermato la Banca MPS quale gestore delle risorse finanziarie a prevedere attraverso “opportune riforme statutarie” l’incompatibilità per gli amministratori della banca nella governance dei Fondi.
E cosi fu.
Sempre sulla relazione di bilancio leggiamo che le spese amministrative sono a carico della Banca MPS SpA ai sensi dell’art. 5 dello Statuto.
Eppure quell’articolo prevede espressamente che la Banca fornisca gratuitamente il personale direttivo ed esecutivo, i locali, i servizi e gli altri mezzi necessari per l’amministrazione autonoma della Cassa ed assume a suo carico tutte le spese ed oneri inerenti alla gestione, comprese quelle di funzionamento degli Organi di Amministrazione e di Controllo.
Sempre dalla relazione di Bilancio apprendiamo che contestualmente all’approvazione della revisione dell’Asset Allocation Strategica con l’obiettivo di individuare la migliore soluzione finanziaria in coerenza con l’evoluzione dello scenario di riferimento, la Cassa ha definito di avviare le attività necessarie per il conferimento del/i mandato/i di gestione finanziaria che suona leggermente diverso da quanto scritto nel comunicato sindacale dal quale sembrava emergere un’incomprensibile obbligo normativo cogente.
E’ pertanto difficile sottrarsi al dubbio che la differente lettura della norma statutaria appena citata potrebbe far pensare che l’ingresso di nuovi gestori possa nascondere qualche sorpresa.
L’uscita della Banca MPS dalla gestione dei Fondi interni è un fatto e sarebbe perlomeno stravagante se la stessa possa essere ripescata come l’Italia a Qatar 2022, non fosse altro per quei cavilli contenuti in quell’art. 5.
Questa è la fotografia dei costi del fondo così come riportati dalla Nota Informativa.
In conclusione possiamo affermare che la scelta di uscire dal recinto aziendale per i Fondi Pensione interni è legittima anche se non obbligata, l’importante è ora perseguirla con il massimo della trasparenza possibile verso i veri portatori d’interesse ovvero gli aderenti.
Sul versante della sostenibilità le parole scritte nel documento sindacale non recuperano, a nostro modesto parere, quella memoria storica così fondamentale per il consolidamento di quel cammino di cambiamento ed emancipazione del risparmio previdenziale iniziato ormai più di vent’anni fa.
Quando l’industria finanziaria e i veicoli istituzionali nati con la previdenza integrativa non la contemplavano affatto fu proprio da una costola sociale rappresentata dalla Fisac-Cgil del Monte e dai suoi iscritti che si accese la fiamma dell’investimento socialmente responsabile che contribuì a scrivere una pagina nuova ora divenuta mainstream.