L’uomo a una dimensione oscillerà da capo a fondo tra due ipotesi contraddittorie: 1) che la società industriale avanzata sia capace di reprimere ogni mutamento qualitativo per il futuro che si può prevedere; 2) che esistano oggi forze e tendenze capaci di interrompere tale operazione repressiva e fare esplodere la società. Io non credo si possa dare una risposta netta; ambedue le tendenze sono tra noi, fianco a fianco, ed anzi avviene che una includa l’altra. Nemmeno una catastrofe produrrà il mutamento.
H. Marcuse
#UprootTheSystem
E’ indubbio che il covid 19 abbia cambiato per sempre il nostro rapporto con la scienza, facendola entrare prepotentemente nel nostro quotidiano, orfano da tempo di quello sguardo ideale che avrebbe dovuto invece incardinarsi dentro un’ormai smarrita prospettiva collettiva di cambiamento. La politica appunto.
Numeri, commenti e previsioni della pandemia ci inseguono in ogni istante, bersagliando le nostre fragilità ed illuminando la caverna odierna che è divenuta la realtà in cui ci muoviamo.
La scienza da sola non basta! Occorre una spinta di fiducia, un’apertura mentale nuova e coraggiosa per imbarcarsi tutti insieme in questa nuova avventura di sopravvivenza in cui si trova l’intera umanità. Tornano le parole profetiche di Francesco: “nessuno si salva da solo”.
Proprio oggi, l’Agenzia Internazionale dell’Energia afferma nel World Energy Outlook 2021 che la transizione energetica è ancora un miraggio. A Glasgow non potremo fare a meno di osservare, che nonostante le nuove promesse fatte a metà secolo, avremo tagliato le emissioni globali solo del 40%. E nel 2100 il riscaldamento globale sarà di 2,1 gradi.
La ripresa post-Covid è rapida ma irregolare e sta mettendo sotto pressioni immense i mercati energetici, con forti aumenti dei prezzi nei mercati del gas naturale, del carbone e dell’elettricità. Ai progressi delle rinnovabili e della mobilità elettrica, nel 2021 assistiamo anche a un grande rimbalzo di carbone e petrolio. Ed è per questi motivi che quest’anno avremo il secondo maggior aumento annuo delle emissioni di CO2 nella storia.
Nonostante tutti i progressi compiuti dalle rinnovabili e dalla mobilità elettrica, nel 2021, afferma il rapporto, si sta assistendo ad un grande rimbalzo nell’uso di carbone e petrolio. La diretta conseguenza e che si sta verificando il secondo aumento annuo di CO 2 emissioni nella storia.
La direzione di marcia è molto lontana dall’allineamento con lo scenario di riferimento dell’IEA sulle emissioni nette zero entro il 2050, pubblicato nel maggio 2021, che traccia una tabella di marcia ristretta ma realizzabile per una stabilizzazione di 1,5 °C dell’aumento delle temperature globali e il raggiungimento di altri obiettivi di sviluppo sostenibile legati all’energia.
Gli impegni odierni coprono meno del 20% del divario nella riduzione delle emissioni che deve essere colmato entro il 2030 per mantenere a portata di mano un percorso di 1,5°C”, come si legge appunto nel rapporto.
Già ad agosto di quest’anno il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC – che ricordiamo è il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale ricordava che le emissioni di gas serra delle attività umane sono responsabili di circa 1,1°C di riscaldamento dal 1850-1900 e rilevava che in media nei prossimi 20 anni, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5°C di riscaldamento.
Nel suo ultimo rapporto IPCC prevede che nei prossimi decenni i cambiamenti climatici aumenteranno in tutte le regioni. Per 1,5°C di riscaldamento globale, ci saranno ondate di calore crescenti, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. A 2°C di riscaldamento globale, gli estremi di calore raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute, mostra il rapporto.
Eppure di tutto questo disastro non c’è traccia nell’odierno dibattito politico italiano. A parte le suggestioni del Ministro Cingolani che facendo leva sui ventilati aumenti della bolletta energetica ha proposto una discussione senza veli sul ritorno al nucleare mentre nulla è dato sapere, ad esempio, su quale sia la posizione del nostro Governo in tema di tassonomia europea che vedrà la luce entro la fine di quest’anno.
Sarà appunto compito della Tassonomia individuare l’elenco delle energie ritenute virtuose sia per il clima che per l’ambiente che la Commissione deve proporre nei prossimi mesi. Il tema divide gli Stati membri. Se Francia, Polonia e Repubblica Ceca difendono il nucleare, Paesi come Germania e Austria vi si oppongono strenuamente. L’Italia non pervenuta.
Eppure, nell’arena politica che va in scena sulle piazze d’Italia c’è spazio solo per il tema Green Pass. In buona sostanza ci si occupa solo di ciò che “entra” nell’ambito della produzione, industriale, culturale e dei servizi ma non già di cosa “esce” proprio da quegli stessi ambiti.
Questo Green Out non interessa proprio a nessuno. Stessa sorte subisce la DNF (Dichiarazione non Finanziaria) che è una rendicontazione in cui si riportano aspetti di carattere sociale e ambientale: sostenibilità aziendale; gestione del personale (tra cui politiche aziendali orientate alla parità di genere) che rimane perlopiù sconosciuta a tutti.
Entrata in vigore del decreto legislativo 254/2016, che recepiva la direttiva europea 2014/95/UE, essa guarda alle grandi imprese considerate enti di interesse pubblico (banche, assicurazioni, società quotate…) con almeno 500 dipendenti e uno stato patrimoniale superiore a 20 milioni o ricavi di almeno 40 milioni €, sono tenute a dare conto di queste informazioni a partire dai bilanci chiusi al 31 Dicembre 2017.
Accanto ad un mondo politico e sindacale che che resta muto, sordo e cieco a questi temi sono solo i giovani che hanno tale mani la bandiera del cambiamento.
#UprootTheSystem (letteralmente sradicare il sistema) è l’hastag di Fridayforfuture pronunciato da Greta Tumberg.
“Non possiamo risolvere da soli questa crisi all’interno del sistema che l’ha creata.
Perché in un sistema che alimenta la diseguaglianza, la crisi ecologica, la crisi climatica, tutte queste diverse crisi non possono essere risolte solo con una pallottola d’argento perché abbiamo bisogno di un intero modo nuovo di pensare. Queste crisi sono molto interconnesse, si alimentano l’una con l’altra, non si può risolvere una senza risolvere le altre.
C’è infine un termine, l’acronimo MAPA, che indica le persone, le minoranze razziali, giovani, anziani e poveri. Queste comunità sopportano l’urto delle emissioni di carbonio e del cambiamento climatico. Saranno i più colpiti da molteplici rischi che si sovrappongono, oltre ad essere meno in grado di adattarsi ad essi. #climatejustice
Proprio per queste ragioni questo blog è nato, per ripensare la politica, partendo dai meccanismi e dalle leggi che regolano la produzione della ricchezza.
L’investimento socialmente responsabile altro non è il nuovo modello di sviluppo, la nuova rotta per portare in salvo l’umanità.