E’ NATA TAX JUSTICE ITALIA!

Ha iniziato ufficialmente le sue attività Tax Justice Italia, diramazione italiana della rete internazionale Tax Justice Network. La nascita dell’associazione assume particolare rilevanza visto il momento che tutti noi stiamo vivendo e la forte esigenza di ripensare l’economia per una società non più segnata dalle disuguaglianze e da un sistema fiscale piu’ giusto, che tratti in modo uguale multinazionali,  piccole e medie imprese e lavoratori.

Per far ciò Tax Justice Italia incentra la sua attività sull’attività di ricerca, istruzione, informazione e analisi politica.

Dopo la tragedia del Covid-19, la ripartenza dell’economia italiana deve essere giusta, equa. In questa fase dove le aziende chiedono aiuto allo Stato, i finanziamenti devono andare in imprese fiscalmente responsabili, non ad imprese che usano i paradisi fiscali come vantaggio strategico per non pagare le tasse in Italia.

In concomitanza con il lancio dell’associazione, Tax Justice Italia ha pubblicato il suo primo rapporto, dal titolo “Paradisi Fiscali – Il Caso Eni”. https://taxjustice.it/2020/05/15/paradisi-fiscali-eni/

La pubblicazione rivela come la più importante multinazionale italiana, partecipata al 30 per cento dallo Stato, abbia filiali in 10 paradisi fiscali. Non solo. Il gruppo Eni utilizza società registrate fiscalmente nei paradisi fiscali Europei come Olanda ed Irlanda per attività che  potrebbero essere svolte in Italia o in altri paesi, dove i profitti potrebbero essere soggetti a un’imposta sul reddito delle società più elevata. Si stima che queste pratiche di ottimizzazione fiscale, adottate da tantissime multinazionali, costino alla sola Unione europea una cifra che oscilla tra i 50 e i 70 miliardi l’anno, e che costano all’Italia

Un altro esempio di queste pratiche adottate dell’Eni ce lo offre il progetto per l’estrazione di gas Coral FLNG in Mozambico. Per raccogliere i fondi necessari a finanziare la società in Mozambico, il cane a sei zampe, insieme ai sui partner commerciali e in accordo con il governo del Mozambico, ha registrato un veicolo societario a Dubai e non in Italia, dove ha la sede il gruppo. Questo per azzerare la ritenuta alla fonte sugli interessi sul finanziamento, grazie all’accordo fiscale tra gli Emirati Arabi Uniti e il Mozambico. Se il finanziamento arrivasse in Mozambico da una società italiana, ci sarebbe infatti una ritenuta alla fonte del 10% sugli interessi pagati dalla società in Mozambico.

Gli interessi ammontano nel periodo 2018-2022 ad almeno un miliardo di dollari, e la trattenuta “dovuta” a circa 100 milioni di dollari. Sono soldi che sarebbero potuti finire nelle casse del Mozambico nei prossimi cinque anni e che equivalgono a circa il doppio del budget annuale della sanità locale. Questo mentre lo Stato italiano dona ogni anno 33 milioni di dollari al Mozambico.

Le pratiche di ottimizzazione fiscale adottate dall’Eni sono legali, ma a nostro avviso discutibili.

Per questa ragione Tax Justice Italia chiede allo Stato italiano di:

  • Richiedere la pubblicazione dei country-by-country reports (come fa già Eni) da parte di tutte le aziende partecipate, ove queste operino in più paesi;
  • Richiedere all’Agenzia delle Entrate di pubblicare annualmente, come già fanno le autorità fiscali in Spagna e negli Stati Uniti, dati consolidati, divisi per settore di attività economica, dei country-by-country reports trasmessi all’Agenzia direttamente dai grandi gruppi multinazionali operanti in Italia o ricevuti dalle autorità fiscali di altri Paesi.
  • Assumere un posizionamento ambizioso in seno al Consiglio COMPET dell’UE sulla proposta di direttiva europea inerente al CBCR pubblico.
  • Richiedere alle proprie partecipate di:

a_ liquidare tutte le “scatole vuote” registrate nei paradisi fiscali;

b_ non prestare servizi intra-gruppo da paesi con fiscalità agevolata;

c_ impegnarsi a non creare strutture societarie in paradisi fiscali, qualora queste siano motivate anche in minima parte dalla ricerca di ottimizzazione fiscale.

“Per avere una ripresa economica giusta abbiamo iniziato a guardare aalla condotta fiscale delle aziende partecipate dallo Stato, a partire dalla più grande, l’Eni. Visto il dibattito in corso sui paradisi fiscali Europei, è necessario che il governo Italiano sia coerente con le proprie politiche, assicurandosi che come minimo tutte le società partecipate dal pubblico non utilizzino paradisi fiscali e strutture di ottimizzazione fiscale, anche se legali”, ha dichiarato Tommaso Faccio, socio fondatore di Tax Justice Italia.

“Lo Stato italiano deve assicurarsi che le proprie partecipate si comportino in maniera coerente con la sua politica di cooperazione internazionale e quindi che si rifiutino di utilizzare strutture di ottimizzazione fiscale che riducono le risorse in questi paesi” ha dichiarato Mikhail Maslennikov, socio fondatore  di Tax Justice Italia.

Il sito di Tax Justice Italia: www.taxjustice.it

Per ulteriori informazioni: info@taxjustice.it 

@taxjusticeIT

Informazioni su Walter Bottoni

Nato il primo settembre 1954 a Monte San Giovanni Campano, ha lavorato al Monte dei Paschi. Dal 2001 al 2014 è stato amministratore dei Fondi pensione del personale. Successivamente approda nel cda del Fondo Cometa dei metalmeccanici dove resta fino 2016. Attualmente collabora con la Società di Rating di sostenibilità Standard Ethics.
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