Nel 1964 i casi dichiarati di poliomielite in Italia furono circa 3.000. Nel 1965 l’incidenza dichiarata si limitava a 500 casi. Eppure nel 1966 la vaccinazione antipolio diventò obbligatoria.
Attualmente, il vaccino contro la pertosse è soggetto all’obbligo vaccinale sancito nell’estate del 2017; di conseguenza, è divenuto obbligatorio per tutti i nuovi nati.
Questi i trascorsi storici che paiono non avere importanza alcuna nell’Italia di oggi, alle prese col covid 19, specie ora che il fenomeno NO VAX assume sempre più una dimensione anti-sistema che mette profondamente in crisi i soggetti sociali per antonomasia: partiti e sindacati.
Tutti paiono prigionieri di quell’indice di consenso che il tema vaccini inevitabilmente scuote. L’ambiguità, lo scarico di responsabilità, il distinguo lessicale e giuridico sono divenute ben presto il lessico quotidiano della politica che scandisce le nostre vite.
Strano destino toccato poi al colore che riassume il cambiamento: il green. Green Pass perché tutto resti uguale. Una normalità che si guarda da dentro una stanza di specchi deformanti senza riuscire a trovare una via di fuga.
La stessa polemica sindacale sulle mense aziendali, che ha visto contrapposti vecchi e nuovi leader delle varie sigle, invece di parlare al merito del tema, li proietta in una saga di guerre stellari che li fanno apparire anni luce distanti dai reali sentimenti che animano i lavoratori.
Quando come blog ci siamo lanciati in questa avventura dal nome evocativo Sri Reset eravamo (e siamo tuttora convinti) che il Covid fosse una tragica occasione di cambiamento radicale per la storia dell’umanità e proprio per questo restiamo attoniti nell’assistere a questa “grande marcia” di ognuno nel restare, il più possibile, fermi ostinatamente nella propria casella.
Guai a cambiare, osare o men che meno immaginare un nuovo futuro.
Ma tutto questo produce un guaio maggiore un tragico insegnamento.
Ognuno si salvi da solo con buona pace di un Papa Francesco “finalmente rovesciato”.
A noi piacerebbe che invece il Sindacato torni a dibattere i temi tel lavoro, dell’organizzazione e delle finalità della produzione. Un sindacato che ritrovi il contatto con i processi produttivi, che come una luce sappia illuminare i volti del lavoro facendo incontrare gli sguardi e il sudore degli uomini e delle donne. La felicità e l’intelligenza di raccontare il lavoro giorno dopo giorno è questa la vera missione del Sindacato. Solo così si potranno veramente gettare le basi di un reale cambiamento di paradigma di sviluppo.
L’autorevolezza del ruolo di rappresentanza è e rimane l’unico argine contro l’arroganza di una classe imprenditoriale che sembra aver smarrito il senso della misura e della responsabilità sociale.
Ci tornano alla mente le parole di Luciano Gallino sul capitalismo che sapeva fare di Adriano Olivetti e quello del capitalismo contemporaneo che sembra aver perso quello sguardo fatto di altruismo e generosità culturale.
Ho letto con piacere ed attenzione la riflessione di Walter Bottoni, e sono sostanzialmente d’accordo con lui.
Tuttavia mi preme riaffermare alcuni punti che forse sono sfuggiti ai rappresentanti sindacali di rango più o meno alto: se è vero, come è vero, che uno dei princìpi fondamentali di una organizzazione sindacale è la tutela della salute dei lavoratori, e la relativa vigilanza che tale tutela comporta, l’atteggiamento sull’accesso alle mense aziendali, e più in generale sui lavoratori non vaccinati per propria scelta, lascia interdetti.
Invece dalle dichiarazioni (e da alcuni volantini…) del segretario della CGIL, trapela lo sforzo cerchiobottista di inseguire il consenso di quella fetta di lavoratori No-Vax, senza considerare appieno il pericolo che essi rappresentano per tutti gli altri lavoratori e cittadini.
Relativamente al Green Pass, sarebbe stato auspicabile fare pressione sul governo per rendere le procedure di ottenimento e di verifica, più efficaci e rapide, eliminando la possibilità del Green Pass da tampone (valido 48h!).
Non basta fare gli occhi truci ed alzare la voce nei dibattiti televisivi per entrare nei cuori e nei cervelli delle persone, i grandi sindacalisti del passato non ne avevano bisogni. Ma erano autorevoli.