Mimmo Moccia
Spezzatino: “ Piatto, semplice, casalingo, di carne tagliata a piccoli pezzi” Dizionario Treccani
Questo sostantivo traslato nel sistema delle imprese e, soprattutto in questa fase nel settore creditizio, significa distruzione di valore, esuberi, mobilità territoriale, precarietà occupazionale, polverizzazione dei diritti.
Ed è quanto accadrebbe alle lavoratrici ed ai lavoratori di MPS se si realizzasse quanto concordato tra Tesoro e UNICREDIT.
“ Cui Prodest “ si chiese Cicerone in una sua orazione. Nel caso dell’incorporazione di MPS in UNICREDIT la spiegazione ce la danno le parole dell’ineffabile Andrea Orcel definito da Wikipedia il Cristiano Ronaldo della Finanza, per il quale l’operazione deve avvenire esclusivamente “ nell’interesse dei nostri azionisti “.
E’ di cartesiana evidenza che il vizio storico delle nostre imprese , a partire da FCA ex FIAT, di socializzare le perdite e privatizzare i profitti ha coinvolto anche questo gigante della finanza, quindi lo stato italiano dovrà sobbarcarsi 2 mld. di aumento di capitale, la totalità dei crediti deteriorati e fornire la protezione dai contenziosi legali. Il tutto, a giudizio dei più qualificati analisti, comporterebbe un onere di circa 10 miliardi.
“ Bazzecole, quisquilie “ direbbe l’immortale Totò , d’altra parte solo uno straordinario comico può sintetizzare il genuflesso inchino dei maggiori organi di stampa alla sacra Trimurti rappresentata da Draghi-Franco- Orcel , ai quali andrebbe chiesto se hanno mai letto le parole di Friedrich von Hayek, uno dei più autorevoli padri del liberalismo , “la libertà per operare bene richiede non solo standard morali forti, ma anche di un particolare tipo “, perché questa non è solo un’operazione errata in termini economici e produttivi, ma è immorale.
Sì è immorale beneficiare con denaro pubblico azionisti privati; è immorale rinunciare a riqualificare e riorganizzare una banca nella quale si sono già investiti oltre sei miliardi; è immorale impedire la costituzione di una banca pubblica finalizzandola alla gestione dei fondi del Recovery Plan, alla ricostruzione di una virtuosa sinergia tra territori, piccola e media impresa e credito.
Per questo contro la decisione del Presidente del Consiglio va organizzata una linea forte di resistenza, un network di coscienze, di disobbedienza, di lotta perché il “ Cui Prodest” di ciceroniana memoria sia l’interesse pubblico e non quello privato.
Alla CGIL spetta il compito di farsi protagonista e organizzatrice di questa resistenza.