di Antonio Damiani
Nella lettera spedita da Andrea Orcel, CEO UniCredit, ai dipendenti, definiti cari colleghi e congedati con un commovente Andrea, in merito all’aggiornamento sull’annuncio e sulle discussioni in corso riguardo MPS, il banchiere afferma testualmente che “ogni operazione deve essere concepita ed eseguita nell’interesse dei nostri azionisti, per rafforzare il nostro Gruppo e creare valore”.
Penso sarebbe ingenuo chiedere ad “Andrea” cosa ne pensa degli interessi sociali e collettivi coinvolti nell’attività creditizia e di quelli dei Lavoratori Mps sottoposti, come vedremo, alla selezione e destinati a subire, nel caso l’operazione andasse in porto, un pesante attacco ai livelli occupazionali e la distruzione di professionalità. Qualcun altro però forse potrebbe rispondere.
Proseguendo nella lettura vengono elencate le precondizioni, concordate con il Governo Italiano, per l’acquisizione selettiva delle attività commerciali della Banca Monte dei Paschi di Siena: “neutralità del capitale, una significativa creazione di valore, uno scudo dai rischi derivanti da controversie legali pregresse, l’esclusione dell’attuale esposizione ai crediti deteriorati, e un’ampia protezione dei crediti non deteriorati da qualsiasi portafoglio creditizio che potremo acquisire in futuro”.
Altra domanda: perchè mai il Governo Italiano dovrebbe così generosamente relazionarsi con Unicredit e con i suoi azionisti, con tanta chiarezza identificati dallo stesso Ceo come beneficiari dell’operazione, dopo aver investito molti soldi nella Banca Mps che in alternativa, con un serio piano di rilancio, potrebbe tornare competitiva sul mercato e quindi rappresentare una positività e non una perdita? Per non parlare poi dell’ipotesi, sin qui pervicacemente scartata, della creazione di un polo finanziario e creditizio pubblico, capace di far pesare interessi collettivi in un settore completamente dominato da quelli privati.