di Antonio Damiani
In data 16 marzo 2021 la Sezione Lavoro della Corte Suprema di Cassazione ha respinto i ricorsi avverso la sentenza del 30 gennaio 2017 della Corte di Appello di Firenze presentati da Fruendo Srl e Banca Mps Spa.
La valenza della sentenza è straordinaria in quanto sancisce definitivamente che il processo di esternalizzazione di 1100 lavoratori effettuato dal Mps è avvenuto in palese violazione della legge che regola la cessione di ramo d’azienda. E conferma anche il diritto dei lavoratori ad essere reintegrati in banca.
È la conclusione di una vicenda durata 9 anni che ha visto il Coordinamento Fisac Cgil del Mps impegnato in una strenua difesa dei diritti dei lavoratori, prima attraverso le lotte sindacali (scioperi, manifestazioni, presidi, assemblee, interrogazioni parlamentari) poi utilizzando gli strumenti legali grazie al prezioso lavoro dello Studio Legale Associato di Bologna.
Si è trattato di una straordinaria esperienza di azione collettiva svoltasi purtroppo nel disinteresse della “politica” (con alcune lodevoli eccezioni fra cui quella del senatore Dario Stefàno) e delle istituzioni locali e nazionali.
La sentenza costituisce inoltre uno strumento di difesa dai futuri tentativi di utilizzare i processi di esternalizzazione in violazione delle previsioni di legge.
Veniamo da un lungo periodo in cui le esternalizzazioni sono state usate per indebolire le tutele dei lavoratori e per annientare la capacità di reazione sindacale. Il ricorso sfrenato alle esternalizzazioni stesse e agli appalti ha creato infatti situazioni nelle quali lavoratori che svolgono identiche mansioni, spesso nello stesso luogo, godono di previsioni e coperture normative e salariali diverse.
Sono orgoglioso del fatto che tale lotta sia stata portata avanti con coerenza e unità dalla Fisac Cgil del Mps, struttura sempre all’avanguardia nell’identificazione dei migliori apparati normativi di tutela dei lavoratori. Struttura che ha dovuto subire negli anni lezioni e moniti da idioti di ogni colore.