Prendo spunto dall’articolo di Massimo Rossi per inseguire una riflessione sull’Educazione Musicale dato che io stesso mi trovo ad insegnare proprio questa disciplina nella scuola media. Iniziamo col dire che non si capisce perchè l’educazione musicale si insegni nelle scuole visto che è presente nella “sola” scuola media e quindi per complessivi tre anni in tutto il percorso scolastico dei nostri giovani studenti. Vi risparmio tutta la sana e solita retorica sui discorsi tipo : “l’Italia, la patria del Bel canto, del melodramma, la terra di Guido d’Arezzo, delle grandi scuole di liuteria.. Bla bla bla, non educa i suoi giovani alla musica!” – sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Mi limito solo ad osservare che nei primi 5 anni della scuola Primaria è presente la materia Musica ma ad insegnarla non ci sono musicisti o comunque insegnanti provenienti dal Conservatorio (unica scuola che dovrebbe formare e che di fatto conferisce un titolo di studio in materia musicale) ma il maestro di scuola primaria che ovviamente non svolge alcuna attività musicale se non far ascoltare le solite quattro stagioni di Vivaldi e Pierino il lupo di Prokoviev. Nelle scuole Superiori poi di musica non v’è traccia anzi è stata coerentemente tolta anche in quelle scuole ad indirizzo psico pedagogico (ex Magistrale) dove stranamente era tollerata e con essa è stata tolta anche la classe di concorso per insegnare Musica alle scuola superiore.
Ora i più attenti di voi diranno: “Ma ci sono i licei musicali!” – Ed io rispondo… ma ci sono i Licei Musicali? – a ben guardare sono talmente pochi e, dove ci sono, sono limitati ad una sola misera sezione, che praticamente non esistono. A questo punto per quale motivo dobbiamo flagellare questi poveri ragazzi delle scuole medie per due misere ore settimanali con pentagrammi, chiavi di violino, ascolti di frammenti di sinfonie e sonate, e soprattutto con fischi e fischietti al flauto dolce?
Già dimenticavo … da qualche parte si usano anche le tastiere che vengono suonate con la nuovissima tecnica del citofono o del campanello, ovvero, un dito (di solito l’indice) che zompetta su e giu per i tasti bianchi dato che quelli neri sono talmente piccoli che danno solo fastidio.
Eppure da qualche parte, nel Ministero della Pubblica Istruzione, esiste un ufficio denominato : “ufficio del Comitato per l’apprendimento pratico della musica” – un nome illuminante perchè riassume un programma veramente importante e decisivo per il futuro dell’educazione musicale.
Saperne l’esistenza ci fa tirare un sospiro di sollievo, se non fosse che è praticamente inoperoso o sarebbe meglio dire “inutile” poichè non ha alcun finanziamento. L’ufficio è stato voluto fortemente da Luigi Berlinguer all’epoca in cui ricoprì la carica di Ministro della Pubblica Istruzione. Il nostro “ex” prese molto a cuore il problema dell’insegnamento della musica forse troppo. Avviò, infatti, un percorso di riforme che non avendo alcuna copertura finanziaria finirono col causare più danni che rimedi. In pratica la cura divenne mortale per il malato già grave. Infatti la riforma prevedeva la trasformazione dei Conservatori in Accademie (Università) e quindi accessibili solo dopo i 18 anni e con una formazione musicale già avanzata. Ma tutta la parte del percorso formativo precedente rimase e rimane ancora incompiuta. Non furono infatti avviati in qualità e in quantità adeguata i Licei Musicali (costano troppo), non furono potenziate in qualità e quantità le scuole medie ad indirizzo musicale, non furono assunti insegnanti specialisti di musica nella scuola Primaria e così, mancando tutto il percorso formativo adeguato, anche i Conservatori/Università sono andati a fondo.
Eppure in questa situazione così apocalittica una soluzione ci sarebbe. Una soluzione semplice semplice e anche a costo zero. Una di quelle cose talmente semplici che nessuno ci pensa – finanche quelli che sono pagati per pensarci.
La soluzione è togliere l’educazione musicale dalle scuole medie e trasformare tutti gli insegnanti di educazione musicale che – non dimentichiamo – sono tutti musicisti provenienti dal Conservatorio – in insegnanti di strumento in corsi extra curricolari sul modello delle scuole medie ad indirizzo musicale. Corsi da svolgere quindi nel pomeriggio nelle scuole di ogni ordine e grado. Corsi che siano articolati sia per strumento che per laboratori di musica di insieme e che comprendano anche generi come il Rock e il Jazz. Ovviamente tutto questo ha senso se si disciplinano questi corsi con programmi di studio seri e controllati direttamente dai vari Conservatori che così assumerebbero un ruolo centrale nella formazione musicale sul territorio. Si ri-costituirebbe così una rete capillare della formazione musicale, praticamente, utilizzando, nel giusto modo, le risorse attualmente sprecate nella scuola media. Si restituirebbe così dignità a professionisti seri quali gli insegnanti di musica e si risponderebbe in modo adeguato e concreto alla grande richiesta di musica che viene dai giovani.
Ovviamente i corsi sarebbero solo per coloro che vogliono intraprendere uno studio musicale e non obbligatori per tutti. Del resto come si può obbligare a studiare la musica.
Nel frattempo che qualcuno scopra l’acqua calda, in questa specie di riserva indiana che è l’educazione musicale della scuola media, vivo anch’io, e provo a fare una lotta di resistenza.
Se volete sapere come si vive e si lotta in questa riserva indiana aspettate i prossimi segnali di fumo…
Guglielmo Pernaselci