Contiamo con infinito stupore le migliaia di pagine che da giorni la stampa nazionale sta dedicando all’amletico quesito sull’apertura delle piste sciistiche per Natale.
Ci chiediamo sommessamente, riavvolgendo il nastro della nostra storia recente, se insieme agli skilift potremo anche tenere aperte le discoteche a Cortina come a Courmayeur?
Il cristiano Natale sarebbe più elettrizzante se come in uno slalom superasse indenne le bandierine del virus sparse sulle piste delle nostre Alpi?
Si obietta da più parti di non considerare a sufficienza la valanga economica che ne deriverebbe.
Eppure è sotto i nostri occhi il mancato collegamento tra i problemi ambientali e climatici e l’attuale modello economico di sviluppo.
Il Ghiacciaio Ciardoney, sul Gran Paradiso in poco più di trent’anni è sceso di 40 metri ed è arretrato di oltre quattrocento per non dimenticare che nella zona alpina abbiamo avuto la terza estate più calda della storia.
Questo condanna i ghiacciai a una scomparsa entro l’ultimo decennio del secolo, quando le Alpi saranno senza ghiaccio.
Il destino è segnato.
Non è solo il covid a minacciare il turismo sulla neve ma un nemico molto più forte ed insidioso.
Quanto tempo abbiamo per accorgerci che dobbiamo liberarci delle energie fossili se vogliamo veramente tornare a sciare?
Mentre la stampa nazionale continua nel suo tragico slalom di bugie e verità mancate qualcuno riesce a proporre qualche bella eccezione.