Le munizioni a grappolo (cluster) sono armi di grandi dimensioni, lanciate da aeromobili oppure da sistemi di artiglieria, lanciarazzi e lanciamissili, che si aprono a mezz’aria spargendo ad ampio raggio centinaia (o, nel caso di quelle di artiglieria, decine) di submunizioni più piccole.
Le submunizioni sono progettate in modo da esplodere al momento dell’impatto al suolo. I tassi di mancata esplosione sono tuttavia legati non solo a fattori tecnici ma anche alle condizioni del terreno e all’altezza da cui sono lanciate. Ne consegue che nel caso in cui le submunizioni non funzionino come previsto, esse si depositano nel terreno, diventando particolarmente pericolose, dal momento che possono esplodere al minimo tocco o spostamento. Di fatto le submunizioni inesplose si comportano come mine antipersona. (fonte).
In particolare, con la legge 220/2021 è stato sancito per i fondi pensione il divieto totale di finanziamento di società in qualsiasi forma giuridica costituite, aventi sede in Italia o all’estero, che, direttamente o tramite società controllate o collegate, ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile, svolgano attività di costruzione, produzione, sviluppo, assemblaggio, riparazione, conservazione, impiego, utilizzo, immagazzinaggio, stoccaggio, detenzione, promozione, vendita, distribuzione, importazione, esportazione, trasferimento o trasporto delle mine antipersona, delle munizioni e submunizioni cluster, di qualunque natura o composizione, o di parti di esse. (fonte).
Ne parlammo in un post dal titolo Quei pappagalli verdi dentro i fondi pensione a pochi mesi dallo scoppio della guerra. Denunciammo allora i colpevoli ritardi della legge 220 del dicembre 2021 in materia di trasparenza informativa nonché applicativa tant’è che siamo ancor’oggi in attesa delle famigerate “liste delle società produttrici incriminate pubblicamente disponibili” previste dall’articolo 3 comma 1.
All’inizio il compito spettava alle autorità di vigilanza (Banca d’Italia, Ivass e Covip). Successivamente il decreto legge 73/2022 assegnò quest’onere ad una commissione interministeriale da costituire entro la fine del 2022 lasciando liberi i fondi pensione di adottare, entro il 31 dicembre 2022, idonei presìdi procedurali e di consultare “almeno gli elenchi pubblicamente disponibili di società che producono mine anti persona e munizioni e sub munizioni a grappolo”.
Alle autorità restava solo il compito emanare, di concerto tra loro, entro il 31 dicembre 2022 apposite istruzioni per l’esercizio di controlli rafforzati.
Cosicché si è preso ancora tempo lanciando l’ennesima consueta consultazione .
Che male c’é tanto la vigna tragica della guerra può attendere indisturbata.
Forse vale la pena di guardare da vicino questi “grappoli”, acino per acino.
Il primo lo riserviamo alla nostra Presidente del Consiglio che all’indomani della decisione di BIden di inviare in Ucraina le famigerate cluster munition esprimeva un blando dissenso motivandolo con il divieto ribadito dai trattati per la “produzione, trasferimento e stoccaggio” delle bombe a grappolo. Peccato che abbia dimenticato che tutti i partiti compreso il suo hanno votato una legge, la n. 220 del 9 dicembre 2021, denominata “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, munizioni e sub munizioni a grappolo”.
Il secondo al suo Ministro della Difesa che interrogato, lapidariamente rispondeva “Mosca usa da sempre le bombe a grappolo”. Singolare riflessione che i latini definirebbero “argumentum ad ignorantiam” che fatalmente porterebbe a sottendere un utilizzo delle armi atomiche dal momento che gli USA le hanno già adoperate per ben due volte.
Il terzo lo dedichiamo a gran parte dei mezzi d’informazione che fanno fatica a pronunciare la parola ONU riuscendo continuamente e pervicacemente a dimenticare che le bombe a grappolo sono bandite dalla (Convenzione di Oslo, 2008) e le mine anti uomo dalla (convenzione di Ottawa, 1997) entrambe nate nella comune casa delle Nazioni Unite.
Infine l’ultima “perla” la riserviamo al Fondo Cometa che in una news sul proprio sito racconta che fin dal 2017 ha adottato una black list (ovvero, una lista nera) di imprese coinvolte in tali armi controverse al fine di escluderle dai propri investimenti. Peccato che inspiegabilmente questo atto di coraggio risale invece al 2015 come risulta dal bilancio a pagina 23, che di seguito riportiamo.
Strano refuso di date: invece di intestarsi un merito …lo si posticipa.
Un solo rammarico per chiudere sul fondo pensione dei metalmeccanici riguarda la lista elaborata da Moody’s Esg Solution che risulta tuttora “top secret”!
Noi invece crediamo che se uno Stato come quello Italiano si è dotato di una legge volta ad impedire il finanziamento verso questi strumenti atroci di morte abbia invece tutte le risorse, ogni particolare competenza a cominciare dalla Guardia di finanza, dal Ministero della Difesa e dai Servizi d’intelligence per arrivare a comporre quel mosaico di verità che prende il nome di cluster munition.
L’Ucraina del grano non ha bisogno di questi grappoli